Christian Raimo, in passato sanzioni più gravi (ma nessuno si è indignato)
Ne sono state dette di tutti i colori dopo la sospensione dall'insegnamento per tre mesi, a metà stipendio, di Christian Raimo, come si trattasse di una censura senza precedenti e la prova di una svolta autoritaria. Una nota dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio chiarisce una volta per tutte il contesto in cui è maturata la sospensione a seguito degli attacchi pubblici dell'insegnante al ministro Giuseppe Valditara indicato come un "bersaglio da colpire".
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"Alcuni interventi, riconducibili alla sanzione disciplinare indirizzata al Prof. Christian Raimo, dimostrano una scarsa conoscenza della Costituzione italiana, delle leggi dello Stato e delle procedure della Pubblica Amministrazione. La decisione, infatti, è stata presa in conformità con l’art. 54 della Costituzione Italiana, che sottolinea l’obbligo per i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche di adempierle con disciplina ed onore - si legge nella nota dell'Usr Lazio -. Inoltre, il comportamento del docente ha violato l’art. 11 bis e ter del Dpr 62/2013, che stabilisce che per l’uso dei social media deve applicarsi il criterio di continenza e soprattutto sottolinea che il dipendente è tenuto ad astenersi da qualsiasi commento o intervento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della Pubblica Amministrazione in generale; prescrizioni che, ovviamente, valgono per tutti".
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In tal senso, continua la nota, "è opportuno ricordare che sanzioni, con l’assunzione di decisioni anche più gravi, sono state già prese in passato; un docente, per esempio, fu licenziato per gli insulti sui social indirizzati al Ministro Azzolina, come pure venne licenziata un’insegnante che aveva espresso commenti fortemente negativi nei confronti della Polizia di Stato". "In questo solco per l’adozione del provvedimento - sottolinea l’Usr Lazio - è stata acquisita e consultata la cospicua giurisprudenza in materia e il provvedimento è stato adottato non da un singolo bensì da un collegio che non ha alcuna dipendenza funzionale con l’organo politico e proprio la sua collegialità ne fa un organo del tutto autonomo e indipendente. In conclusione, qualsiasi altra affermazione attiene alla strumentalizzazione politica ed è del tutto estranea alle dinamiche della Pubblica Amministrazione".