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Dossier, il pm che svelò allo spione l'udienza di Babbo Renzi: "Parlavo con un amico"

Rita Cavallaro
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Se, come sostiene il procuratore nazionale Antimafia Giovanni Melillo, l’indagine sugli spioni di Milano «consente di iniziare a unire qualche puntino» per «comprendere il funzionamento di un gigantesco mercato delle informazioni riservate», non è un mistero che l’attenzione investigativa si concentri ora sul frontman Enrico Pazzali. Un manager che, godendo della stima negli ambienti istituzionali e giudiziari, avrebbe commissionato dossier su politici e avversari per interessi personali. Quel suo ruolo di socio di maggioranza in Equalize, insieme al poliziotto Carmine Gallo, è rimasto nell’ombra dell’ufficio affacciato sul Duomo. All’esterno sfoggiava la carica di presidente della Fondazione Fiera, grazie alla quale portava avanti un'attività di lobbying per accreditarsi con i politici. E anche con alti ufficiali della Finanza. Pazzali si vanta di avere stretti rapporti con il generale Cosimo Di Gesù, al vertice della Regione Sicilia, legato all’ex comandante Giuseppe Zafarana e ufficiale di fiducia dell’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone.

 

Tra un meeting e l’altro, telefonava alla centrale del dossieraggio per chiedere accessi abusivi alle banche dati. E tentava di influire sulle nomine del governo, come nel caso di Cdp. E ancora frequentava magistrati, per carpire notizie coperte da segreto o sondare il terreno su eventuali indagini.

Sono i carabinieri del Nucleo di Varese a scriverlo nell’informativa: «Si riferisce che questa P.G. ha rilevato in molte occasioni, anche in presenza di codesta A.G., che Pazzali Enrico frequenti il Palazzo di Giustizia dove ha incontri istituzionali e\o amichevoli con numerosi addetti ai lavori. Pazzali come indicato nella conversazione ambientale del 11/12/2023 da Calamucci (Nunzio Samuele, l’informatico del gruppo) frequenterebbe gli ambienti giudiziari milanesi come necessità che risponde ad una specifica tattica che vorrebbe orientarne l’azione penale garantendosi l’impunità o quantomeno presentandosi come un soggetto "insospettabile" e "vicino alle Istituzioni"». Una condotta, effigiata di liceità in virtù del suo ruolo istituzionale, che il presidente avrebbe rodato fin da quando fu chiamato dal governo dell’ex premier Matteo Renzi ad Eur Spa.

 

Lo stesso Renzi contro il quale il fondatore di Equalize, a gennaio 2023, ha ordinato un dossier. Senza contare che poche settimane prima, il 2 dicembre 2022, Pazzali «aveva contattato un pubblico ministero in servizio a Roma, che gli rivelava amichevolmente di essere impegnato nella preparazione di un’udienza che vedeva coinvolti Tiziano Renzi ed il maggiore dei carabinieri Giampaolo Scafarto nonché la testimonianza di Matteo Renzi», scrive il Nucleo di Varese, che non fa il nome del magistrato. Si tratta del pm capitolino Mario Palazzi, l’accusa nel processo Consip finito con l’assoluzione di babbo Renzi e la condanna di Scafarto per aver svelato atti coperti da segreto e falsificato un’informativa contro il padre del leader di Italia Viva. Interpellato da Il Tempo, il pm Palazzi ha confermato la telefonata e precisato come il tenore della conversazione fosse amichevole: «Stiamo parlando di un’udienza pubblica, si sapeva da tre mesi chi bisognava sentire come testimone. È una non notizia, che utilizzate in maniera maliziosa per dire che Renzi aveva ragione che c’era una sorta di Spectre ai suoi danni. Io avevo chiesto l’archiviazione per Tiziano Renzi e il gip ha fatto l’imputazione coatta. È come se mi chiamasse lei, mi chiedesse come stai e io le rispondessi che sono stanco perché sto preparando l’udienza».

Un altro romano tirato in ballo nelle intercettazioni degli spioni è l’ex vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, indicato come lo sponsor dell’imprenditore Lorenzo Sbraccia. Restano un mistero, al momento, le 41 pagine di omissis e l’identità dei funzionari di Palazzo Chigi in visita a Equalize, sotto il governo Draghi.

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