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Dossier, Scarpinato vuole le sue intercettazioni: il no "gelido" di Colosimo
L’ex pm Roberto Scarpinato, oggi senatore M5S e membro della Commissione Antimafia, ha chiesto alla presidente Chiara Colosimo di potere accedere alle intercettazioni che lo riguardano. In barba a qualsiasi considerazione sul possibile conflitto d’interessi. Infatti, Colosimo si è trovata costretta ad opporgli un netto rifiuto. Ieri a Palazzo San Macuto lo sconcerto era evidente, tanto più che proprio nei giorni scorsi i deputati e i senatori di maggioranza hanno presentato una proposta di legge in entrambi i rami del parlamento con cui si chiede di estromettere dalle sedute della Commissione quei parlamentari in una chiara posizione di «incompatibilità».
I casi più eclatanti sono due. Il primo è proprio quello di Scarpinato, il quale non dovrebbe interessarsi agli atti dell’inchiesta della procura di Caltanisetta che riguardano un suo ex collega, Gioacchino Natoli, indagato per favoreggiamento della mafia. Il caso è scoppiato nelle scorse settimane quando è spuntata un’intercettazione proprio tra Scarpinato e Natoli, quando quest’ultimo stava per essere audito in Commissione Antimafia. Il senatore M5S ha giurato che l’intento non era assolutamente quello di preparare un’audizione compiacente. Il centrodestra e Italia Viva, ovviamente, sono insorti e hanno chiesto che Scarpinato non partecipi più alle sedute in cui viene esaminata questa inchiesta. Occorre ricordare anche un aspetto per certi versi paradossale. Oggi Scarpinato chiede di visionare quegli atti, ma nei giorni scorsi aveva preso carta e penna per chiedere ufficialmente che quei documenti fossero ritrasmessi alla procura nissena per «evitare il rischio che strumenti investigativi di particolare invasività possano essere impiegati con scopi persecutori o di condizionamento». Quindi di provvedere a un nuova trasmissione degli atti in Commissione solo dopo il deposito o comunque al termine delle indagini preliminari. La richiesta, sostenuta in primis dal vicepresidente Federico Cafiero de Raho, è stata però respinta.
L’altro caso eclatante è quello che riguarda proprio De Raho, anche lui ex magistrato e (coincidenza) deputato del Movimento 5 Stelle. La maggioranza da mesi ritiene inammissibile la sua partecipazione alle sedute della Commissione in cui vengono esaminati gli atti dell’inchiesta di Perugia sui dossier fabbricati da Striano&Co alla procura Antimafia. Procura che in quegli anni era guidata proprio dal parlamentare grillino. Le audizioni intanto vanno avanti. Ieri è stata la volta di due colleghi di Striano, i finanzieri Angelo Falato e Massimo Carlesi. Entrambe le audizioni sono state secretetate.