Dossier e hacker, le indagini scuotono gli italiani: quanti temono di essere spiati
L'Italia sta diventando un Paese di spioni e di spiati. Prima il verminaio di Striano & Co all'Antimafia, poi il bancario di Bari e ora il team di hacker. Potrebbe esserci un filo rosso a unire le tre maxi indagini che stanno catalizzando l'attenzione di molti sulla necessità di regolare e controllare gli accessi ai dati riservati. Nel corso delle ultime settimane, la DDA di Milano sta indagando su attività di dossieraggio abusivo con la creazione di vere e proprie banche dati parallele vietate e con la circolazione indiscriminata di notizie e informazioni sensibili, riservate e segrete. Un’attività che, secondo 2 italiani su 3 (il 67,1%), risulta essere molto diffusa nel nostro Paese. In questa situazione, gli italiani si dividono tra chi, in prevalenza, crede che questo dossieraggio possa mettere a rischio la propria sicurezza personale e chi, invece, non percepisce questo rischio.
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Questo è quanto si apprende dai dati offerti da Euromedia Research a Porta a Porta e messi insieme in un sondaggio realizzato il 28 ottobre su un campione di 1.000 casi rappresentativi della popolazione italiana maggiorenne. Nel complesso, 1 cittadino su 4 crede di essere spiato e di poter finire in un dossier di questo tipo, mentre quasi il 40% si dichiara sicuro rispetto alla possibilità di veder trafugate e diffuse le proprie informazioni personali in un’attività di dossieraggio. In questo scenario e alla luce delle ultime vicende, 4 italiani su 10 si dichiarano comunque tranquilli in quanto, anche se dovessero finire nel mirino degli spioni, non avrebbero nulla da nascondere o di cui vergognarsi. Di contro, però, oltre la metà della popolazione, in questo contesto, vive uno stato d’animo di preoccupazione o, addirittura, di irritazione.