Inchiesta hacker, spuntano gli 007 israeliani: "Lavoro da 1 milione di euro"
"Ci hanno dato, a noi loro ci hanno dato quaranta kappa (40.000 euro, ndr) fino a oggi...mi han proposto un lavoretto da un milione". È una frase pronunciata e intercettata nell’inchiesta sui dossieraggi illeciti della procura di Milano. A parlare è Samuele Calamucci, uno degli arrestati (domiciliari) che fa riferimento a un presunto accordo con due uomini ricollegabili all’intelligence israeliana. Il dialogo avviene all’interno di una riunione che si tiene il 7 febbraio del 2023, nella sede di Equalize a pochi passi dal Duomo di Milano.
Gran parte della riunione, si legge in un’informativa di quasi 3.900 pagine agli atti dell’inchiesta del pm della Dda di Milano Francesco De Tommasi, avviene in inglese, e gli argomenti trattati sono numerosi: "Vanno dal monitoraggio degli attacchi hacker condotti da organizzazioni vicine al governo russo, al monitoraggio e contrasto del finanziamento alla società russa di mercenari ’Wagner group’, all’intercettazione di fondi e movimenti bancari in Europa ed in Italia legati agli interessi russi ed in particolare di colpire un cittadino russo di nome ’Costantin’".
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La riunione tratta anche "aspetti di collaborazione circa l’accesso alle rispettive fonti dati e fonti informative ma anche la possibilità di ottenere un incarico (remunerato) da parte degli israeliani per attività informative ed operazioni nel dominio ’cyber’". Calamucci a nome del gruppo "mette a disposizione i dati esfiltrabili dalle banche dati strategiche nazionali e si rende disponibile alle attività d’intelligence richieste previo pagamento. Gli israeliani propongono al gruppo una partnership anche per trasferire a quest’ultimo le informazioni eventualmente di interesse per il cliente Eni Spa. Infatti gli israeliani vengono incaricati di monitorare ed acquisire informazioni utili nei confronti di Amara e Mazzagatti a cui vengono illustrati i loro interessi con l’Iran".