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Hacker, così entravano in banca per rubare i dati sui conti

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Rita Cavallaro
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Il gruppo di hacker spioni aveva strumenti avanzati per introdursi direttamente nei conti delle banche. E per confezionare un dossier, commissionato alla società Equilize da Matteo e Fabio Arpe, si erano intrufolati nel sistema della Bpm di Alessandria. Nel mirino degli spioni di Milano i conti correnti di Fulvia Bergamaschi, la nuova compagna del papà degli Arpe, morto recentemente. Al centro dello spionaggio, ci sarebbero dissidi familiari legati all’eredità. Per accontentare i clienti, il gruppo di hacker aveva messo a punto un piano ben organizzato: accedere da remoto, attraverso il super computer installato negli uffici della centrale del dossieraggio di via Pattali, negli archivi della banca Bpm di Alessandria, dove la compagna del defunto aveva i conti.

 

 

 

A condurre l’operazione di esflitrazione delle informazioni finanziarie, il 18 novembre 2022, era stato Nunzio Calamucci, che quel giorno non si trovava nella sede. Collegato in videoconferenza, lo spione aveva guidato nell’intrusione illegale l’ex poliziotto Carmine Gallo e un altro affiliato, per eseguire le corrette procedure e penetrare nella banca dati del sistema dell’anagrafe dei conti correnti, al fine di rubare tutti i dati dei rapporti bancari della Bergamaschi. È così che gli hacker hanno bucato i protocolli di sicurezza della banca. Un sistema illegale che «la banda» avrebbe messo a segno in varie occasioni. Secondo gli inquirenti, il gruppo, che effettuava migliaia di intrusioni illecite alle maggiori banche dati grazie a servitori dello Stato infedeli, era riuscito addirittura a «bucare» lo Sdi, il sistema della polizia in cui sono contenuti i precedenti. Gli hacker avevano perfino una talpa in procura. La circostanza emerge da una conversazione sulle persone da coinvolgere nel lavoro di indicizzazione dell'archivio, intercorsa tra Gallo e Calamucci. I due parlano di tale Checco, che lavora per una società di «analisi forensi» alla quale si rivolge la Procura, forse quella di Milano.

 

 

Dice Calamucci: «Checco quello che fa le cose per la Procura, che lui quando trova qualcosa me la manda.... mi mandano tutti i documenti ...se qualcuno fa un preventivo ...ti faccio per dire... Ponzi lo conosci?». Gli hacker, infatti, erano riusciti a sottrarre documenti pure a Miriam Ponzi, figlia ed erede del famoso investigatore privato Tom Ponzi. «Se Ponzi fa un preventivo io addirittura c’ho il word con il prezzo che esce su quel preventivo ...», spiega Calamucci a Gallo. «Recupero documentazione, questa mi fapregiudizievoli, atti negativi, protesti, articoli di stampa giudiziari e automobili... non so perché gli fa 380 euro più IVA... tutta quella che c'è in rete noi acchiappiamo tum tum tum», garantisce, «quindi quando una dice una cazzata no... hai fatto una fattura? Te la dico io che hai fatto la fattura... i miei monitorano questo sempre».

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