tutti spiati

Hacker, i pm indagano anche sulla vendita all'estero di dati: "Rete a grappolo"

Emergono nuovi dettagli sulla rete di hacker di Milano che agiva su commissione e si intrufolava nella vita di chiunque da due anni. I protagonisti della presunta associazione che mirava a fornire o creare dossieraggi illegali su imprese e volti noti "sono soggetti che godono di appoggi di alto livello, in vari ambienti, anche quello della criminalità mafiosa e quello dei servizi segreti, pure stranieri, e che spesso promettono e si vantano di poter intervenire su indagini e processi, per bloccare iniziative giudiziarie". Lo scrive il pm di Milano, Francesco De Tommasi, nella richiesta di arresto. Le investigazioni "hanno dimostrato che la rete criminale in cui il gruppo di via Pattari (sede della società Equalize, ndr) si muove è assai vasta e strutturata per così dire ’a grappolo', nel senso che ogni componente del sodalizio e ogni collaboratore esterno dello stesso hanno a loro volta ulteriori contatti, nelle forze dell’ordine e nelle altre pubbliche amministrazioni, attraverso cui reperire illecitamente dati e informazioni riservate e sensibili".

 

 

 

In tal senso, scrive il pubblico ministero in forza alla Dda di Milano, "per creare dunque una spaccatura netta tra i soggetti per cui si richiedono le misure cautelari e i tanti soggetti, alcuni non ancora identificati, che potrebbero fornire loro un qualche aiuto per scalfire il granitico quadro indiziario emerso dalle indagini, occorre applicare necessariamente la custodia cautelare". La Procura di Milano effettuerà anche approfondimenti sulla presunta vendita di dati e informazioni sensibili verso l'estero, per verificare l'eventualità che siano finiti in altri Paesi. A quanto si apprende, poi, "il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha dato mandato al Capo della polizia, Vittorio Pisani, di acquisire dall’autorità giudiziaria gli atti di indagine utili per avviare verifiche su ipotizzati accessi abusivi alle banche dati del Ministero dell’Interno o sull’utilizzo illecito delle stesse". Su questo fronte peraltro "sta già operando al Viminale una commissione di specialisti già in precedenza istituita dal titolare del Viminale anche per definire eventuali ulteriori misure e procedure a protezione delle strutture informatiche interforze".