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Filippo Turetta crolla davanti al padre di Giulia Cecchettin: la frase che lo inchioda

In Corte d'Assise a Venezia la seconda udienza del processo per l'omicidio di Giulia Cecchettin. E per la prima volta in aula c'è anche l'ex fidanzato Filippo Turetta, rinchiuso da quasi un anno in carcere a Verona, reo confesso del delitto. "Voglio raccontare tutto quello che è successo", ha esordito il 23enne. "Il mio piano era rapirla e toglierle la vita" ha poi affermato il giovane, rispondendo alla domanda del pm Andrea Petroni sul perché avesse compilato un elenco di cose da comprare, tra le quali lo scotch e i coltelli, indice della premeditazione, per la Procura, dell'omicidio di Giulia. In aula è presente il papà della vittima, Gino Cecchettin, non c'è invece la sorella Elena. Turetta rischia l'ergastolo, la sentenza attesa per il 3 dicembre.

"Quando ho scritto quella lista avevo ipotizzato il piano di rapirla, stare con lei qualche tempo e poi farle del male e toglierle la vita",  risponde alla domanda del pm Andrea Petroni sul perché avesse compilato un elenco di cose da comprare. L’imputato parla a testa bassa, la sua narrazione è spesso interrotta da momenti di titubanza. Le lacrime, poche, solcano il volto di Filippo Turetta quando, per l’ennesima volta, gli chiedono perché voleva rapire Giulia, se davvero abbia mai creduto all’idea di non ucciderla. "Pensavo di allungare un po' il tempo insieme… poi di toglierle la vita" risponde durante il suo interrogatorio nell’aula della corte d’Assise di Venezia. "Ho fatto molto pensieri, c’era sempre l’insicurezza…" poi la sera dell’11 novembre scorso la decisione di affondare la lama del coltello contro la ventiduenne.

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