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Banca Progetto finisce in amministrazione giudiziaria: “Soldi dello Stato alla ‘ndrangheta"

È Banca Progetto, l’istituto di credito finito in amministrazione giudiziaria su disposizione del Tribunale di Milano, per presunti rapporti indiretti con la ’ndrangheta. Dalle indagini del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria della GdF Milano, coordinati dal procuratore Marcello Viola, l’aggiunta Alessandra Dolci e il pm Paolo Storari, sono emerse - si legge in una nota - «diverse criticità sull’operatività dell’istituto di credito, con riguardo ai pericoli di permeabilità dello stesso in relazione ai rapporti con soggetti indagati per gravi delitti o destinatari di misure di prevenzione personali/patrimoniali». L’analisi dei fascicoli bancari ha consentito di appurare come «l’intermediario, spesso eludendo i principi della normativa antiriciclaggio, ha erogato finanziamenti assistiti da garanzia statale in favore di società pienamente inserite all’interno di dinamiche criminali, in quanto oggetto della contestazione del delitto di trasferimento fraudolento di valori, in alcuni casi commessi con l’aggravante del metodo mafioso, consistito nell’agevolazione della locale di ’ndrangheta di Legnano/Lonate Pozzolo (Varese)».

 

 

Dall’indagine della Dda di Milano condotte dal nucleo Pef della GdF emerge un «modus operandi» di Banca Progetto «opaco e discutibile che di fatto ha integralmente trasferito il rischio di insolvenza - in concreto verificatosi - sullo Stato, atteso che per la pressoché totalità dei finanziamenti scrutinati è stata attivata» la garanzia del Fondo Medio credito centrale, «con ciò determinando il paradosso che il denaro confluito nelle casse della consorteria criminale risulta di provenienza statale». Questo quanto evidenzia il Tribunale di Milano nel decreto di amministrazione giudiziaria della durata di un anno, emesso nei confronti dell’istituto di credito per i suoi rapporti con due imprenditori vicini alla ’ndrangheta. 

 

 

«Il meccanismo è stato colposamente alimentato - sottolineano le giudici Pendino-Cucciniello-Profeta - dall’istituto di credito che non ha adeguatamente verificato le credenziali dei richiedenti il prestito tanto sotto il profilo della reale capacità imprenditoriale delle società (nemmeno vi era coincidenza tra quanto dichiarato e quanto rilevato in occasione dei sopralluoghi di cui si da conto) che dei singoli soggetti».