Indagini e conti in rosso, lo scandalo delle Asl: così è naufragato il modello Emiliano
Tra buchi di bilancio, ospedali in rosso e indagati per malasanità così è fallito il modello sanitario pugliese targato Michele Emiliano. Il deficit di ospedali e Asl in Puglia registra un passivo di 39 milioni di euro. Tra gli ultimi casi di malasanità, quello degli otto, tra medici e infermieri, indagati dal pm Alessandro Prontera per la vicenda di una donna di 77 anni, morta lo scorso 30 settembre, durante la prima seduta di chemioterapia svolta presso l’ospedale Vito Fazzi di Lecce.
La vittima aveva scoperto di essere affetta da mieloma durante l’estate: prima di poter iniziare il ciclo chemioterapico, si era sottoposta una visita cardiologica, indispensabile per poter accedere alla fase di cura. Ricevuto il placet dei medici si è presentata di nuovo in ospedale il 30 settembre: durante il trattamento subentrano problemi respiratori. La terapia viene interrotta e alla paziente somministrata una puntura di cortisone. Poco dopo la donna muore in ospedale. Un caso pressoché analogo a quello di Francesco Sabastio, 58 anni, anch’egli deceduto sempre al Vito Fazzi di Lecce, dopo aver svolto il primo ciclo chemioterapico. Nei confronti di cinque camici bianchi pendono le accuse, a vario titolo, di omicidio colposo e lesioni colpose. Secondo l’ipotesi accusatoria avrebbero agito «con imprudenza e imperizia, non monitorando adeguatamente il quadro clinico prechemioterapico, cagionando un aggravamento delle condizioni di salute». Per il caso della morte di Sabastio è già stata fissata l’udienza preliminare: il 15 gennaio 2025.
A Brindisi, invece, un uomo ricoverato all’ospedale Perrino per un infarto, durante la degenza ha contratto un’infezione batterica da Klebisiella. Circostanza per la quale è stato ricoverato 168 giorni e per cui l’Asl della città pugliese è stata condannata in sede civile al risarcimento di oltre 200.000 euro per il danno biologico causato. Tutto inizia il 19 giugno 2019 quando l’uomo si sottopone ad un intervento di angioplastica, nella fase post operatoria però la vittima ha grosse difficoltà respiratorie. Una seconda operazione di tracheotomia è inevitabile, ma la situazione degenera e l’uomo verrà spostato prima a Bari e poi a Pavia. Come detto ha trascorso complessivamente 168 giorni negli ospedali che a giudizio della magistrato avrebbero potuti essere evitati praticando «un trattamento chirurgico meno invasivo». Sotto la lente della magistratura è finito anche il direttore del distretto socio sanitario dell’Asl di Campi Salentina, S.P., che avrebbe falsamente dichiarato di aver lavorato più ore di quelle previste dal contratto, ricevendo 9.000 euro in più nelle buste paga. Somma pari alle 253 ore di lavoro conteggiate, ma non effettuate. A suo carico pendono le accuse di truffa aggravata e falso ideologico in atto pubblico.