Unifil sotto attacco, cosa succede davvero tra Italia, Israele e Onu
Due esplosioni nel giro di 48 ore accanto alle basi Unifil in Libano e una tensione crescente. Ieri, dopo quanto accaduto nei giorni scorsi, la forza di interposizione dell’Onu presente lungo il confine tra Israele e Libano, è stata raggiunta da altri colpi provenienti dall’esercito israeliano (Idf) che sta conducendo operazioni di terra contro Hezbollah.
Questa volta è stata colpita la base 1-31, vicino alla sede centrale a Naqoura, dove su un punto di osservazione di Unifil erano presenti due soldati cingalesi che sono rimasti feriti. «Questa mattina, il quartier generale Unifil di Naqoura è stato colpito da esplosioni per la seconda volta nelle ultime 48 ore - si legge nella nota della missione Onu - Due peacekeeper sono rimasti feriti dopo due esplosioni avvenute vicino a una torre di osservazione. Un peacekeeper ferito è stato portato in un ospedale a Tiro, mentre il secondo è in cura a Naqura. Oggi, diversi muri a T nella nostra posizione Onu 1-31, vicino alla Blue Line a Labbouneh, sono caduti quando un caterpillar delle Idf ha colpito il perimetro e i carri armati delle Idf si sono mossi in prossimità della posizione Onu. I nostri peacekeeper sono rimasti sul posto e una forza di reazione rapida Unifil è stata inviata per assistere e rafforzare la posizione».
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Dopo gli episodi dei giorni scorsi, quando sono state distrutte le telecamere e altri sistemi di video sorveglianza e alcuni colpi sono arrivati all’interno della base mentre i militari si trovavano nei bunker sempre negli ultimi due avamposti dei caschi blu a Naqoura, scatenando l’ira dell’Italia, l’avanzata delle truppe israeliane in Libano continua a creare tensioni. Per Israele, l’area in cui si trova Unifil sarebbe piena di basi di Hezbollah che intende distruggere per garantire la sicurezza del confine e consentire agli sfollati dal nord del paese di rientrare a casa. E mentre Idf avanza, Hezbollah proprio da quell’area continua a lanciare missili. Quanto accaduto nelle ultime 48 ore, però, ha scatenato le reazioni internazionali, oltre che quelle italiane, che hanno chiesto spiegazioni a Israele. E ieri, dopo una prima inchiesta preliminare, è arrivata una risposta dall’esercito israeliano che attraverso il portavoce, Nadav Shoshani, ha fatto sapere che «sul colpo alla postazione dell’Unifil di oggi (venerdì, ndr), non è ancora chiaro se si tratti di un colpo diretto o di un danno causato da schegge nell’area».
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Tuttavia, le Forze di Difesa Israeliane operanti nel sud del Libano «hanno identificato una minaccia imminente e hanno risposto prontamente con il fuoco» e «durante l’operazione è stata colpita una postazione dell’Unifil, situata a circa 50 metri dall’obiettivo, causando danni fisici a due membri del personale». Idf aggiunge che «poche ore prima dell’incidente» avevano «istruito il personale dell'Unifil a rifugiarsi in spazi protetti, una direttiva che era in vigore al momento dell’accaduto». Assicurando, inoltre, di essere in contatto con la missione Onu «per garantire un’efficace cooperazione» e continueranno «a mantenere attivo questo dialogo». Ma tra il dialogo e quello che accade, c’è di mezzo Hezbollah che, negli anni, proprio intorno e sotto a Unifil avrebbe creato basi e stoccato armi. Per l’esercito israeliano, il gruppo terroristico «opera intenzionalmente da aree civili per colpire civili israeliani e in prossimità delle postazioni Unifil, mettendo così a rischio il personale».
Ma le indagini su quanto accaduto non sarebbero chiuse e Idf ha assicurato di voler «chiarire le circostanze dell’incidente». Nel frattempo, l’ambasciata israeliana in Italia ha chiesto alla «comunità internazionale» di «esigere il disarmo e il ritiro delle forze di Hezbollah in conformità con la risoluzione Onu 1701». Intanto il presidente Mattarella ha convocato il Consiglio supremo di difesa al Quirinale mercoledì 23 ottobre. L’ordine del giorno prevede «l’esame dell’evoluzione dei conflitti in corso in Medio Oriente e in Ucraina, delle iniziative in ambito internazionale ed europeo e dello stato delle missioni militari italiane nella regione mediorientale».