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Conti spiati, il sistema dei dossier che puntava al governo: caccia ai mandanti

Rita Cavallaro

Lo spione con l’ossessione per le sorelle d’Italia, che giura di aver fatto tutto da solo nonostante gli inquirenti cerchino il mandante. L’ennesimo scandalo «dossieraggio», che esplode sulla scena politica in pieno affaire Striano & Co, ha di nuovo le stesse vittime, il governo e i politici di centrodestra, ma alza l’asticella delle spiate. Perché stavolta nel mirino di un bancario di Intesa San Paolo di Bisceglie, il 52enne Vincenzo Coviello, è finita la premier Giorgia Meloni e sua sorella Arianna, oltre all’ex compagno Andrea Giambruno, ministri, alte cariche della Repubblica, qualche esponente di sinistra, magistrati e vertici delle forze armate.

 

«Quei dati e notizie, nell’interesse della sicurezza dello Stato o, comunque, nell’interesse politico, interno o internazionale, dello Stato dovevano rimanere segrete», hanno scritto il procuratore capo di Bari Roberto Rossi e l’aggiunto Giuseppe Maralfa nel decreto di perquisizione, che i carabinieri hanno eseguito lo scorso giovedì a casa del bancario, dove hanno sequestrato telefoni, computer, dispositivi informatici e documenti, al fine di risalire ai mandanti.

Alla stregua delle indagini del procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, che cerca il grande vecchio, complici e destinatari del verminaio dell'Antimafia, il presunto dossieraggio ordito dal finanziere Pasquale Striano, indagato in concorso con l’ex pm Antonio Laudati e tre giornalisti di Domani per accesso abusivo alle banche dati e rivelazione del segreto. Alla Superprocura, il team di spioni ha messo a segno un numero mostruoso di intrusioni illecite sui documenti riservati di politici del centrodestra, diventati esclusive sul giornale, ma una grande mole, oltre 220mila file, sono spariti.

 

Da una parte, dunque, il sospetto di un mercato delle Sos, dall'altra la convinzione che il bancario «curioso» non ha agito da solo. Il funzionario avrebbe effettuato, dal 21 febbraio 2022 al 24 aprile 2024, un totale di 6.637 accessi abusivi ai dati di 3.572 clienti «portafogliati» nelle 679 filiali del gruppo, interrogando nella maggior parte dei casi i conti degli stessi dossierati da Striano. Un'attività illegale compiuta «verosimilmente in concorso e previo concerto con persona/e da identificare (mandante/i degli accessi abusivi al sistema informatico del Gruppo Intesa San Paolo e destinataria/e delle informazioni acquisite tramite l’accesso abusivo), e loro familiari e/o collaboratori, al fine di procurare a sé e/o ad altri, attraverso la consultazione di quei dati, notizie che, nell’interesse della sicurezza dello Stato o, comunque, nell’interesse politico, interno o internazionale, dello Stato dovevano rimanere segrete», scrivono gli inquirenti.

Tra gli spiati, oltre alla premier e la sorella, perfino il procuratore della Dna, Giovanni Melillo, capo di Striano nell’ultima fase della carriera del finanziere, quando il ministro Guido Crosetto ha scoperchiato il vaso di Pandora a seguito di una denuncia. Lo stesso Crosetto attenzionato dal bancario, insieme al presidente del Senato Ignazio La Russa, alla titolare del Turismo, Daniela Santanché, al ministro per gli Affari Europei, Raffaele Fitto. Coviello ha guardato i conti di Matteo Renzi, già vittima di Striano, ma anche quelli degli ex premier Enrico Letta, Mario Draghi, Massimo D'Alema e Giuliano Amato. C'è la famiglia Verdini al completo e i big di casa Berlusconi, Marina e Piersilvio. E ancora il dem Francesco Boccia, il pentastellato Luigi Di Maio e il leader dei Verdi, Angelo Bonelli. Con qualche personaggio dello spettacolo e dello sport qua e là.