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Inchiesta ultras, in Costa Smeralda la guerra degli interisti

Giuseppe China
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C’è un luogo che accomuna calciatori e ultras: non è lo stadio, ma la Costa Smeralda. Molti atleti amano trascorrervi le vacanze, invece alcuni membri del tifo organizzato interista l’avrebbero considerata terra d’affari, al punto da scatenare una «guerra» interna tra gli stessi supporter nerazzurri. Vicenda ricostruita nell’inchiesta della Procura di Milano, denominata «Doppia Curva», che nei giorni scorsi ha portato all’arresto di diciannove persone. Erano due, secondo i pm, le fazioni in lotta: da una parte Carlo Dalla Patti e Domenico Pincioni e dall’altra i fratelli romani, appartenenti ai Boys, Leopoldo e Alvise Cobianchi (tutti e quattro lambiti dall’indagine). Un business che avrebbe solleticato pure le attenzioni dei capi della curva Nord Andrea Beretta e Antonio Bellocco.

 

Un chiosco nella spiaggia di Liscia Ruja, la più vasta della Costa Smeralda, in cui il primo a investire denaro sarebbe stato proprio Pincioni. Però qualcosa va storto, perché il 9 giugno 2023 Dalla Patti raggiunge i due leader Bellocco e Beretta nei pressi del bar di quest’ultimo. L’uomo racconta delle «prepotenze» subite dall’amico, un incendio doloso del chiosco che secondo l’accusa sarebbe stato perpetrato dai due fratelli romani e in seguito al quale avrebbe cercato protezione.

 

Dopo una prima chiamata di Beretta a Leo Cobianchi, Bellocco afferma: «...si devono spostare, o in un modo o in un altro. (...) Gli spacchiamo la testa a lepre e lo lasciamo qua. Lo mettiamo in qualche bidone dell’immondizia (...)». A quel punto per l’accusa iniziano le trattative per far sì che i Cobianchi escano dall’affare, in cui Bellocco e Berretta sarebbero stati i mediatori. Servizio per il quale il membro della ‘ndrina di Roreplica l’imprenditore - inizia tutto abbiamo cambiato la squadra». Riprende Bellocco: «Allora lunedì...domani fa il bonifico per quelli di Roma?». «No! (...) è già arrivato oh». «ah sì?! e che sei?! sei un missile...».

Ma i vertici della curva Nord, secondo le toghe, tenevano sotto controllo le sorti del chiosco anche grazie a uomini di loro fiducia. Bellocco avrebbe inviato in Sardegna due affiliati alla ‘ndrina. Anche Beretta avrebbe controllato la situazione mandando sull’isola un «suo» uomo: l’albanese Orial Kolaj, conosciuto dal leader del tifo nerazzurro, secondo chi indaga, grazie «ai rapporti diretti con Fabrizio Piscitelli», alias Diabolik (storico capo della curva laziale morto il 7 agosto 2019). Nonostante questo presidio è lo stesso Beretta ad ammettere il flop: «....non abbiamo cavato un ragno dal buco...siamo anda-ti quasi a problemi fra di noi per colpa di scoppiati, droga- ti, pezzi di indegni (...)». È ormai agosto quando Dalla Piatti si rassegna e rinuncia all'apertura del locale anche perché un altro imprenditore al telefono gli avrebbe detto: «(...) sei un bravo ragazzo, mi spiace per quello che ti sta succedendo, ti consiglio se non vuoi più farti del male, di fare le valige e andartene e chiudere questa vicenda, hai perso l'investimento, ma credimi è meglio così, perché continueresti a perdere sempre più soldi». Intanto si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i primi 8 ultras arrestati.

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