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Becciu, Striano intercettato “in missione” in Vaticano: così nacque il caso

Rita Cavallaro
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Il capo degli spioni in «missione» in Vaticano a poche ore dallo scoppio del caso Becciu. La circostanza emerge ora dalle nuove carte dell’inchiesta dossieraggio, trasmesse dal procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, in Commissione Antimafia. Gli approfondimenti, infatti, hanno accertato che il finanziere Pasquale Striano ha effettuato gli accessi abusivi su tutti i protagonisti dell’affare del palazzo di Londra, l’esclusiva del settimanale L'Espresso, firmata dal cronista Emiliano Fittipaldi e corredata da un documento segretissimo della Segreteria di Stato, che gettava ombre su circa 650 milioni di fondi extrabilancio dell’Obolo di S. Pietro, destinati ai poveri e invece impiegati per fare affari. Lo scoop, che ha dato il via al processo del secolo nei confronti del cardinale Angelo Becciu e dei protagonisti della compravendita, è stato pubblicato dopo che Striano, indagato in concorso con l’ex pm Antonio Laudati e i tre giornalisti del quotidiano Domani per accesso abusivo alle banche dati e rivelazione del segreto, aveva effettuato una serie di intrusioni illecite al sistema analisti sui personaggi coinvolti nell’affare del palazzo, tra alti prelati della Santa Sede e broker in affari tra Londra e Lussemburgo. Accessi illegali che il capo del gruppo Sos ha portato avanti dal 22 luglio al 30 agosto 2019, scaricando una serie di informazioni, documenti e alert dell’antiriciclaggio, in parte contenute nell’articolo de L’Espresso.

 

 

E adesso le nuove carte dell’inchiesta di Perugia certificano non solo l’illecita intrusione di Striano nei sistemi analisti per le questioni d’Oltretevere, ma piazzano il capo degli spioni in Vaticano a poche ore dalla pubblicazione dell’esclusiva. Le perizie tecniche effettuate sul cellulare del finanziere, che è riuscito a eliminare dal telefono numerosi file e parte delle chat per tentare di coprire le tracce dei mandanti e di altri destinatati dei dati riservati trafugati nel sistema analisti, hanno portato alla luce una registrazione dello smartphone di Striano, che ha agganciato la cella di San Pietro il 29 settembre 2019 alle ore 17.49, esattamente poche ore prima della rivelazione dello scandalo Becciu. Che cosa ci faceva un investigatore della Direzione antimafia italiana in trasferta in uno Stato estero? Per gli inquirenti, d’altronde, lo spione aveva dei legami rilevanti nel territorio del Papa, come dimostrano i contatti registrati nella rubrica del telefonino, in cui aveva memorizzato i numeri «centralino Vaticano», e «Vaticano spaccio». Striano era anche in possesso di una tessera nominativa per accedere alla Santa Sede e usufruire di tutti i servizi.

 

 

Il finanziere si metteva inoltre a disposizione di agenti dell’intelligence che chiedevano Sos su religiosi influenti, come emerge dalle intrusioni illecite su monsignor Giovanni Ermes Viale, effettuate su richiesta dello 007 Silvio Adami nel momento in cui c’erano tensioni tra il Papa e Viale, l’alto prelato di Propaganda Fide defenestrato dopo le spiate di Striano. Non solo l’interesse per gli affari della Chiesa prima dell’articolo che ha aperto il caso, ma anche nei mesi successivi, quando la questione del palazzo di Londra ha travolto l’allora capo della Segreteria di Stato vaticana, il cardinale Becciu, oggetto di una campagna stampa martellante e infine processato. Una vicenda che l’investigatore dell’Antimafia avrebbe seguito con un interesse quasi spasmodico, visto che mandava gli articoli alla moglie in cui si sarebbe vantato di aver contribuito alla ricerca della verità. Sulla questione degli accessi abusivi di Striano, i magistrati del Papa hanno aperto un fascicolo per scoprire chi ha seguito le tracce della loro inchiesta riservata.

 

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