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Inchiesta dossier, l'intercettazione di Laudati: l'Antimafia fa politica. Così l'ex pm prova a salvarsi

Rita Cavallaro e Dario Martini
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Dai tempi di Prodi al vezzo dei magistrati: l'Antimafia fa solo politica. È un fiume in piena Antonio Laudati, mentre telefona a destra e a manca nei primi giorni in cui infuria lo scandalo dossieraggio. Come era già successo a Bari, con quegli spioni che seguivano le tracce dell'inchiesta su Silvio Berlusconi, il sostituto procuratore cerca di salvarsi, buttando nel calderone tutti, tranne lui.

Negli atti del fascicolo della Procura di Perugia, che indaga sugli accessi illeciti alla Superprocura targata Giovanni Falcone, c'è un'intercettazione, del 5 marzo 2024, in cui Laudati parla al telefono con Alberto Cisterna, già sostituto procuratore alla Dna e oggi presidente della XIII sezione del Tribunale civile di Roma. I due colleghi commentano allarmati le notizie su quel verminaio di accessi abusivi, effettuati dal finanziere Pasquale Striano in concorso con Laudati, per poi passare le informazioni riservate ai giornalisti di Domani. Il magistrato indagato è indignato, i giornali lo stanno definendo il «pm anti Cavaliere» nonché l'autore, insieme al finanziere, di quei dossieraggi contro i politici del centrodestra.

 

Cisterna cerca di rassicurarlo: «Ho letto tutto, però io, siccome ho il vizio della memoria... mi sono ricordato che nel 2006 la Procura di Milano imbastì una cosa del genere, identica, dicendo che c'erano i dossier di Tim e facendo fare un decreto... direttamente a Prodi, col quale cancellavano tutti i tabulati del famoso scandalo Tim che non esisteva, ovviamente, con lo stesso andazzo, cioè vai dal potere politico, lo metti in allarme, gli dici che c'è un dossieraggio, il potere politico si spaventa, quelli fanno un provvedimento, quelli fanno carriera, si guadagnano meriti, siccome è una replica esatta, perché io me lo ricordo quello che successe allora, che era una cosa mai vista, con cui venne modificato il 240 del codice penale... siccome qui ogni tanto i magistrati hanno il vezzo di mettere in allarme la politica, e non sono nessuno dei due disabituati, pazienza».

 

Una sponda inaspettata per il magistrato determinato a non passare per spione. Il quale, a quel punto, prende la palla al balzo e tenta di scaricare la responsabilità sul nuovo procuratore capo dell'Antimafia, Giovanni Melillo, non immaginando, in quel momento, che proprio Melillo, due giorni dopo quella telefonata, si sarebbe presentato in Commissione Antimafia, con la sua lunga audizione in cui ha delineato il colabrodo delle Sos ereditato dal suo predecessore, l'attuale deputato pentastellato Federico Cafiero De Raho, e spiegato le nuove stringenti direttive che al suo arrivo avevano mandato su tutte le furie gli spioni, impossibilitati ad avere mano libera nelle intrusioni illecite.

«Innanzitutto gli accertamenti sono stati fatti tutti a ottobre 2022, quelli sul nuovo governo, quelli dove c'è la speculazione», dice Laudati al collega, «quando c'era già Melillo, e Melillo era diventato il responsabile Sos, e questo qui (Striano, ndr) era anche un uomo suo di fiducia». Peccato che nelle nuove carte trasmesse dal procuratore Raffaele Cantone alla Commissione è riportata una relazione, con tanto di accertamenti investigativi, dalla quale non solo emerge che Melillo, resosi conto che più di qualcosa non quadrava nel gruppo Sos, aveva deciso di cacciare Striano, ma che addirittura sarebbe stato proprio Laudati a volere a capo di quella sezione lo stesso finanziere, che aveva lavorato a Reggio Calabria quando De Raho era procuratore.

Laudati, ignaro di tutto quello che sarebbe uscito dal vaso di Pandora, continua a dire che il caso dossieraggi è tutta una speculazione. «Roberti s'è candidato, Cafiero s'è candidato, Grasso ha fatto il presidente del Senato...allora è chiaro che uno dica, ma se c'è l'Antimafia, quello lo fanno per speculazioni politiche, cosa di cui a me, ma tu immagina da questa cosa che per me era una cazzata enorme, io mi trovo scritto, tu sai cosa ho passato a Bari, adesso mi trovo scritto "il pm anti Cavaliere"».

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