patrimonio all’estero

Eredità Agnelli, l’intricata rete finanziaria degli Elkann tra trust, fondi offshore e accuse di frode

La Procura di Torino ha sollevato il velo su una complessa struttura finanziaria che, secondo le accuse, avrebbe nascosto ingenti patrimoni esteri della famiglia Agnelli-Elkann. L’indagine, che ha portato al sequestro di beni a carico di John, Lapo e Ginevra Elkann, fa luce su una strategia elaborata - secondo i pm - per evitare il pagamento delle imposte di successione e per sottrarre parte dell’eredità alla figlia di Gianni Agnelli, Margherita. Al centro dell’inchiesta, coordinata dal giudice Antonio Borretta, ci sono accuse precise: i tre fratelli Elkann avrebbero messo in piedi un sistema finanziario che, nonostante la loro condizione di agiatezza, mirava a massimizzare ulteriori guadagni attraverso strutture opache. La "capillare strategia" si sarebbe sviluppata lungo oltre un decennio, partendo da un conto presso la Bundeena Consulting, società registrata nelle Isole Vergini Britanniche. Questo conto, aperto nel 2004, l’anno successivo alla morte di Gianni Agnelli, gestiva un patrimonio complessivo stimato in 900 milioni di dollari.

 

 

L’origine dei fondi, spiega Il Giornale, rimane tuttavia un nodo irrisolto, complicato dalla mancanza di trasparenza dei paradisi fiscali coinvolti. L'unica certezza è che il patrimonio amministrato dalla Bundeena Consulting comprendeva 500 milioni in contanti e titoli, indicati come appartenenti a un profilo cliente di straordinaria ricchezza. Parallelamente, le indagini hanno svelato un ulteriore meccanismo legato a trust creati alle Bahamas, noti come Providenza Settlement e Providenza Settlement 2, in cui figurava come beneficiaria principale Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli, e successivamente i tre fratelli Elkann. Questi trust detenevano, al momento della morte di Marella nel 2019, quote di una società lussemburghese di gestione fondi, Private Wealth Management Global, per un valore stimato in quasi 600 milioni di euro. Con la morte di Marella, i tre fratelli sarebbero subentrati come beneficiari di tali fondi, dichiarandone il possesso senza però riconoscerli come parte dell’eredità tassabile. La Guardia di Finanza ritiene che questi trust siano stati utilizzati come strumenti per nascondere beni all'interno della massa ereditaria, violando così le normative fiscali italiane. L’accusa principale riguarda l’utilizzo di "schermi giuridici" per eludere il pagamento delle imposte di successione dovute allo Stato italiano.

 

 

Il ruolo di John Elkann emerge in modo centrale nell'inchiesta. Secondo gli inquirenti, il presidente di Stellantis avrebbe avuto contatti diretti con i responsabili della gestione dei fondi lussemburghesi e sarebbe stato coinvolto attivamente nella gestione degli investimenti della nonna Marella, anche prima della sua morte. La battaglia legale per la presunta frode fiscale va avanti senza sosta.