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De Raho-Striano, dalle accuse di Reggio a Scajola fino al pool creato in Antimafia

Rita Cavallaro
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Dall’exploit con l’arresto del ministro del governo Berlusconi alle centinaia di documenti riservati scaricati all’Antimafia, passando per i dossier contro il Cav e le spiate sulla Lega. Le imprese del finanziere Pasquale Striano si incrociano temporalmente con la carriera di Federico Cafiero De Raho, l’ex procuratore capo della Superprocura trasformata nella centrale del dossieraggio e oggi vicepresidente per i 5 Stelle della Commissione Antimafia che indaga sui suoi spioni. E a poco servono i tentativi del pentastellato di prendere le distanze da Striano&Co per rimanere abbarbicato alla poltrona, nonostante le pressanti richieste di dimissioni del centrodestra. A parlare sono i tempi e i fatti, difficilmente soggetti a interpretazione, soprattutto a seguito del deposito dei nuovi atti della Procura di Perugia con oltre 220mila documenti riservati trafugati dalle banche dati sotto l’era di De Raho alla Dna. Li ha scaricati Striano, dal 2019 al 2022, insieme alle altre centinaia di migliaia di file riservati inviati in quattro anni ai giornalisti di Domani, proprio sotto gli occhi dell’allora procuratore grillino, nominato a capo di via Giulia l’8 novembre 2017 e rimasto al vertice fino al 18 febbraio 2022. Quattro anni, gli stessi in cui a capo del gruppo Sos, fortemente voluto dall’ex pm Antonio Laudati, c’è Striano.

 

 

Non un finanziere qualunque, ma l’investigatore di razza che si era distinto in modo significativo nei sei mesi in cui era stato aggregato presso il centro operativo della Dia di Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione "Breakfast". È lì che il militare indaga dal 26 maggio al 10 dicembre del 2014 e, ancora, dall’8 giugno al 9 settembre 2015, fornendo all’allora procuratore capo di Reggio Calabria, guarda caso lo stesso De Raho, gli elementi che portano all’arresto dell’ex ministro Claudio Scajola per l’affare Matacena. Un risultato di prestigio per De Raho, con quell’arresto eccellente che colpiva il governo Berlusconi, reso possibile dalle tante informative firmate da Striano, il quale venne perfino audito ben quattro volte nel processo, chiuso a luglio scorso con l’assoluzione per «intervenuta prescrizione» di Scajola. E con la promozione di De Raho alla Superprocura, ecco rispuntare Striano, anch’egli avanzato di grado e messo a capo del gruppo Sos, dove ha ordito il verminaio delle spiate contro i politici del centrodestra. E dove ha scaricato centinaia di documenti, una parte inviata ai giornalisti e un’altra finita chissà dove, proprio sotto gli occhi di De Raho, che per il suo investigatore di razza aveva tessuto grandi lodi in una nota caratteristica.

 

 

«C’è di fatto una dipendenza a pieno di quell’operatore (Striano, ndr) presso la magistratura. Sulla richiesta di elementi di informazione alla Direzione nazionale antimafia, per quanto riguarda Striano, agli atti c’è un rapporto informativo che va dal 29 giugno 2018 al 19 settembre 2018 che viene redatto dal procuratore nazionale antimafia pro tempore (all’epoca de Raho, ndr) il quale si esprimeva in maniera elogiativa nei confronti dell’operatore Striano. Quello citato è l’unico documento di specie rinvenuto agli atti della direzione. Per attività di servizio svolte presso la Direzione investigativa antimafia, a Striano sono state attribuite 8 ricompense morali, quattro elogie quattro encomi semplici», ha spiegato il direttore della Dia, Michele Carbone, in un’audizione all’Antimafia. Per l'ex magistrato pentastellato, il finanziere spione «ha evidenziato notevoli doti di riservatezza e lealtà». Così tanta riservatezza che, in quattro anni, ha spiato centinaia di persone, passato quelle informazioni sensibili agli amici giornalisti e mandato documenti riservati a chissà chi altro.

 

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