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Turetta, la lettera ai genitori dopo l'arresto: "Ho generato odio e rabbia, non merito perdono"

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Filippo Turetta è stato da poco arrestato, il 19 novembre 2023, dalla polizia tedesca a Lipsia dopo la lunga fuga seguita all’abbandono del cadavere di Giulia Cecchettin, da lui uccisa, vicino al lago di Bracis, a Pordenone. Decide di scrivere di sua mano, in corsivo e a penna nera, una lettera ai genitori dal carcere di Halle, in attesa dell’estradizione. «Capirei e accetterei se d’ora in poi volete dimenticarmi e rinnegarmi come figlio e probabilmente sarebbe la scelta migliore per la vostra vita. Io stesso non so se ho ancora il coraggio di farmi vedere da voi. Penso che probabilmente sarebbe meglio un figlio morto che un figlio come me», si legge nella missiva acquisita dalla Corte d’Assise di Venezia il cui contenuto è stato anticipato dal Corriere della Sera.

 «Sono qui da 48 ore circa. Finora qui in Germania sono stati tutti molto professionali e bravi, nessuno mi ha picchiato e torturato. E io penso che questa sia una cosa molto positiva. Ho un pp' di paura a tornare in Italia anche per questo. Non sapevo e non avrei immaginato che sarei diventato così famoso e questo mi fa tanta paura. Ho generato tanto odio e tanta rabbia. E me lo merito. Sì ma tutto questo è terribile, ho peggiorato il mondo in qualche modo. Mi merito tutto questo dopo quello che ho fatto. Non sono neanche riuscito ad uccidermi. Vivrò la mia intera vita in carcere no potrò più laurearmi, conoscere persone, avere una famiglia e godere di quello che ho già».

 

Poi, le parole per l’ex fidanzata e compagna di studi. «Soprattutto, ho perso la persona più importante della mia vita, la persona che è tutto per me e che da due anni penso ininterrottamente ogni giorno, la persona più bella e speciale che potessi mai incontrare e tutto questo per colpa mia. Non so perchè l’ho fatto, non avrei mai pensato o voluto succedesse niente del genere. Io non sono cattivo, lo giuro. Vorrei che tutto tornasse indietro e non fosse successo niente».

Non chiede perdono, Turetta. «Non esiste perdono o qualcosa del genere e io non lo voglio, non lo merito. Ho rovinato la vita a tante persone, troppe, senza averci pensato prima spero che tutto questo non influenzi la vostra vita in peggio. Spero che nessuno vi giudichi negativamente, vi guardi male, rovini la vostra situazione lavorativa o affettiva o le amicizie. Non c’entrate assolutamente niente anzi, dovreste essere aiutati perché siete sempre stati degli ottimi genitori mi avete sempre educato al meglio...».

 

Scrive di biasimarsi anche per la mancata forza per farla finita. «Ve lo giuro, se solo avessi qui con me il pulsante del suicidio istantaneo non esiterei a premerlo in questi giorni non volevo fuggire o scappare o altro. Desideravo solamente riuscire a uccidermi in qualche modo. Sono un codardo e debole e purtroppo non ce l’ho fatta. Ho provato a soffocarmi con un sacchetto di plastica in testa ma all’ultimo l’ho strappato. Volevo fare un incidente mortale, un frontale contro un muro o albero, che non mi lasciasse scampo ma neanche in questo sono riuscito. Ho guidato moltissimo ma ogni volta che acceleravo poi o frenavo o sterzavo. Senza ottenere il risultato desiderato Non ho portato avanti l’idea di buttarmi sotto un treno perché non volevo che voi foste responsabili di pagare danni o risarcire denari Il metodo che mi sembrava essere il migliore era accoltellarmi in qualche modo. Si leggono tanti suicidi così in giro Invidio molto chi ha avuto il grande coraggio di farlo, a differenza mia. Sono stato la maggior parte delle ore degli ultimi giorni seduto in macchina puntandomi il coltello alla gola o al torace aspettando di riuscire a sferrare i colpi».  Il 25 ottobre Turetta si sottoporrà all’interrogatorio dei giudici anche, ha spiegato ieri il suo legale Giovanni Caruso, «per onorare la memoria di Giulia». 

 

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