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Omicidio Diabolik, la scoperta sorprendente sulla vera identità del killer. E un testimone è scomparso

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Raoul Esteban Calderon, il presunto killer di Fabrizio Piscitelli detto ’Diabolik’, per le autorità argentine non esiste. Secondo quanto è emerso dalla rogatoria dell’Antimafia di Roma in Argentina si chiamerebbe invece Gustavo Aleandro Musumeci ed è nato a Buenos Aires il 30 aprile 1970. Lo ha rivelato nell’udienza di oggi, nell’aula bunker di Rebibbia, il pm Mario Palazzi, durante il processo per l’omicidio dell’ex capo degli Irriducibili della Lazio. Musumeci è imputato davanti alla terza corte Assise di Roma con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal metodo mafioso e detenzione abusiva di armi. Il magistrato della Dda ha inoltre sottolineato che Musumeci utilizzava numerosi alias per commettere reati in sud America. Successivamente le autorità dell’Argentina invieranno alla procura di Roma e al tribunale il certificato penale di Musumeci, per stabilire che tipo di reato l’imputato, di origini italiane, ha commesso nel suo paese d’origine.

 

 

L’avvocato Eleonora Nicla Moiraghi, difensore di Musumeci, ha spiegato che si tratta di un «elemento già emerso nel corso della testimonianza di uno degli operanti davanti alla Corte di Assise di Frosinone che l’identità dell’imputato era stata oggetto di approfondimenti investigativi, anche alla luce di quanto sostenuto dall’ex compagna Rina Bussone che aveva dichiarato che durante alcune chiamate in Argentina i familiari lo chiamavano Gustavo. Ora la risposta alla rogatoria sarà oggetto di osservazioni critiche da parte della difesa».

 

 

La prossima udienza è stata fissata il 23 ottobre quando verrà sentito come testimone Fabio Gaudenzi, amico e collaboratore di Massimo Carminati fino ad ora risultato irreperibile. È giallo quindi sulle numerose identità e alias che il killer, sospettato dell’agguato del 7 agosto del 2019 quando su una panchina nel parco degli Acquedotti al Tuscolano venne ucciso Fabrizio Piscitelli, ha utilizzato nel corso degli anni. Un importante riscontro arriverà con la comparazione delle impronte digitali del sistema Afis con quelle presenti nelle banche dati dei paesi stranieri dove il killer dai molti nomi ha vissuto. Un contributo importante alle indagini è quello fornito da due collaboratori di giustizia e dalla ex compagna, attualmente sotto protezione da parte dell’antimafia. Procedono e indagini per risalire ai mandanti del delitto, rimasti fino ad ora impuniti.

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