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Neonati sepolti, il parto da sola e poi gli amici. Chiara: "I bimbi? Li volevo vicini"

Angela Bruni
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È accusata di aver ammazzato entrambi i neonati ritrovati nel giardino della villetta a Traversetolo, in provincia di Parma, partoriti a distanza di un anno l’uno dall’altro. Chiara Petrolini, 21 anni, è ai domiciliari da ieri mattina e dovrà rispondere di omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dal rapporto di parentela, per la morte del secondo neonato. La giovane deve rispondere anche dell’accusa di soppressione di cadavere per il primo neonato (risultato sempre figlio dello stesso findanzato) e di occultamento per l’altro. Il primo dei due neonati aveva ancora il cordone ombelicale attaccato al corpo ed era in posizione fetale. Il secondo, invece, era nato vivo ed è morto dissanguato. Il piccolo respirava, scrive la Procura di Parma, guidata da Alfonso D’Avino, sulla base dei primi risultati dell’autopsia. La morte è stata causata da «uno shock emorragico»: il cordone ombelicale era stato tagliato, ma lasciato senza una «adeguata costrizione meccanica dei vasi ombelicali» che ha determinato il dissanguamento»; Petrolini «aveva già deciso che il bambino non sarebbe sopravvissuto al parto, e tutto il percorso della gravidanza appare disseminato di indizi che conducono a questa terribile realtà».

 

 

A cominciare dall’assenza totale di qualsiasi controllo medico nel corso della gravidanza, periodo durante il quale la 21enne ha assunto una «condotta incompatibile», come per esempio fumare marijuana, bere alcolici. Tra le ricerche effettuate in rete anche quella su «dopo quanto puzza un cadavere» che, per i magistrati, «finisce per essere la cartina al tornasole di tutta la vicenda, nel senso che essa sembra dimostrare che l’obiettivo di Petrolini, nel portare avanti la gravidanza, era solo quello di sopprimere il proprio figlio». Sono le stesse ricerche a indicare ancora una volta, per i magistrati, che la giovane ha fatto tutto da sola. I genitori, in qualità di «persone sottoposte ad indagine, e dunque in presenza del difensore di fiducia», furono sentiti dagli inquirenti. I due erano stati inizialmente indagati, così da poter fare gli accertamenti medico-legali, ma padre e madre della 21enne sono risultati non a conoscenza dei fatti.

 

 

Ad oggi la loro posizione è stata stralciata. La mattina del 7 agosto, il padre della giovane, aveva trovato numerose «tracce di sangue nel bagno», su due tappeti, nel lavandino, sul rubinetto e aveva dato alla moglie i tappeti così che fossero lavati. Anche quando la 21enne ha parlato con il padre, l’uomo aveva mostrato «assoluta mancanza di sospetto sull’origine di detto sangue», che la figlia aveva «ricondotto a un ciclo abbondante». Dall’intercettazione ambientale di una conversazione avvenuta tra madre e figlia è emerso «il sospetto di una pregressa gravidanza, collegabile a una emorragia avuta in precedenza», al primo parto. Ci saranno accertamenti sulla personalità della 21enne, una ragazza «difficilmente decrifrabile», ha detto D’Avino, che parlando con gli inquirenti «ha pianto», ma «pentita non lo so. Vi sono dei comportamenti che sembrano uscire fuori dai canoni della normalità.

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