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Scuola, gli ispettori del Ministero smontano la bufala del prof e il saluto romano

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Alessio Buzzelli
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«Nessuna responsabilità è ascrivibile al professore per aver posto in essere comportamenti omofobi, razzisti e discriminatori nei confronti dei suoi studenti». Con queste parole l'Ufficio Scolastico regionale del Lazio, al termine dell'istruttoria disposta sul caso, ha scagionato definitivamente da tutte le accuse attribuitegli - compreso il presunto «saluto romano» - il professor Paolo Guadagnoli, docente di filosofia dell'Istituto superiore Pirelli di Roma finito nel luglio scorso al centro delle cronache nazionali con l’accusa di essere «fascista», «razzista» e «omofobo». Niente di tutto ciò: dopo qualche mese, il docente è risultato essere completamente estraneo ai fatti, con buona pace di chi sperava di costruirci su l’ennesimo mostro da sbattere in prima pagina, buono magari per gridare per l'ennesima volta al «pericolo fascismo».

 

 

Tutto inizia con le foto finite sulle scrivanie di alcune redazioni, corredate da testimonianze di non meglio precisate «studentesse» ed «ex docenti». Foto nelle quali, secondo i resoconti dei giornali di quei giorni, si vedrebbe il professore obbligare gli studenti a «fare saluti romani» e «mimare atti sessuali», il tutto condito da comportamenti «omofobi e razzisti». Nemmeno il tempo di pubblicare la (non) notizia su alcuni grandi media italiani, che si scatena il finimondo e il docente, suo malgrado, finisce nel tritacarne politico-mediatico. Nessuna verifica, nessuna possibilità di replica: è già colpevole, prima di qualunque indagine o accertamento. Ed ecco allora gli strali indignati, gli insulti e le minacce via social, le richieste di sospensione e le interrogazioni parlamentari. In mezza giornata il caso finisce addirittura sulla scrivania del Ministro Valditara, il quale, saggiamente, dice di aspettare prima di giudicare. E aveva ragione. Perché grazie ad una intervista rilasciata il 27 luglio a Il Tempo – unica testata ad aver chiesto e poi riportatola versione del professore – il giorno dopo si scoprirà che Guadagnoli era tutto fuorché fascista, omofobo o razzista.

 

 

A parlare per lui c’è la sua storia personale: Sinistra Giovanile, segretario di circolo dei Comunisti Italiani, vice segretario di circolo del Pd e assiduo frequentatore del Gay Pride di Roma. Ma, ancora prima, ad accendere dei grossi dubbi sulle ricostruzioni presentate dai media sarebbero dovute essere le stesse foto pubblicate: immagini decontestualizzate, frame scelti con cura, scatti rubati mentre il professore era con ogni evidenza ignaro di ciò che stava accadendo. Sarebbe bastato osservarle con un minimo di attenzione, ma a quanto pare nessuno ha voluto farlo. Oggi, però, a scagionarlo definitivamente c'è una relazione dell’Ufficio Scolastico Regionale, che ha deciso di assolvere il professore «non tanto perché la sua storia personale è di per sé prova di innocenza», ma in quanto «l'istruttoria svolta ha dimostrato la sua estraneità al “saluto romano”», nonché «l'insussistenza della simulazione dell’atto sessuale e di ogni forma di discriminazione a danno degli studenti e delle studentesse». Ora resta solo da accertare se il docente abbia vigilato adeguatamente sul divieto di utilizzo del cellulare in classe, ma gli avvocati del prof, David Ficini e Manuela Acciaroli confidano «nella infondatezza anche di questa contestazione, sia in quanto la stessa indagine interna ha in qualche modo accertato il suo non coinvolgimento diretto nella produzione delle foto, sia in quanto il docente non ha nessun potere ispettivo in merito, anche qualora il cellulare, il cui possesso non è vietato in assoluto, viene utilizzato in maniera impropria dagli studenti».

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