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Bossetti, parla l'avvocato: “Il test del dna a Sangare può riaprire il caso Yara”

Rita Cavallaro
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«Se la Procura della Repubblica, che ha fatto le indagini e ha una visione a 360 gradi, ritiene che ci possano essere degli elementi di sospetto odi congiunzione tra l'omicidio Gambirasio e il delitto Verzeni, è giusto che faccia degli approfondimenti, anche in presenza di un uomo condannato all’ergastolo. Perché non dimentichiamo che i pubblici ministeri hanno l’obbligo di trovare elementi anche a favore del condannato e dell'indagato. Se ci sono elementi nuovi non bisogna mai avere paura della verità, va cercata anche se è scomoda. E viste le difficoltà per Bossetti nell'esame del dna di Ignoto 1, auspico che questi approfondimenti ci siano laddove esistano punti di contatto tra le due vicende». Parla a Il Tempo l'avvocato Claudio Salvagni, difensore di Massimo Bossetti, in merito alla possibilità di nuove analisi sui profili genetici dell'assassinio di Yara Gambirasio e la comparazione con Moussa Sangare, il 31enne reo confesso del delitto Sharon Verzeni, avvenuto poco distante da Brembate di Sopra, la cittadina dalla quale Yara scomparve il 26 novembre 2010 per poi essere ritrovata cadavere in un campo il 26 febbraio 2011. Per il delitto di Yara, Bossetti sta scontando l'ergastolo.

Avvocato, lei crede che esistano legami tra Sangare e il caso Gambirasio?
«Solo la Procura può saperlo. Per me, che conosco solamente gli atti di quel processo, so che da una parte c'è un omicidio di una ragazzina avvenuto nel 2010 e, dall’altra, il delitto di una ragazza compiuto oggi più o meno nella stessa zona, apparentemente senza alcun motivo. Per cui, questa cosa merita l'approfondimento laddove la Procura riscontri elementi utili a unire i due casi».

 



Cosa cambierebbe per Bossetti se ci fosse un riscontro positivo tra il profilo genetico di Sangare e il dna trovato su Yara?
«Sarebbe una notizia eclatante, perché vuol dire che ci potrebbe essere un’implicazione di Sangare anche in quell'omicidio. Poi, per escludere la responsabilità di Bossetti, bisognerebbe andare a contestare anche il dna di Ignoto 1, oppure trovare che i due, Sangare e Bossetti, non avevano nessun punto di contatto e così escludere un eventuale concorso. Perché la Procura potrebbe anche dire che Sangare ha ucciso Yara, però c’è il dna di Ignoto 1 attribuito a Bossetti. Quindi che facciamo, rimangono in concorso? L'uno esclude l’altro? Sono tutte ipotesi che hanno uno sviluppo complesso e non si può ridurre la questione in modo così semplicistico. E anche ci fosse una confessione di Sangare, in pura teoria non sarebbe del tutto sufficiente per escludere Bossetti, perché potrebbero ritenere che comunque c’è il suo dna e che la sua responsabilità sarebbe tale anche in presenza di un altro responsabile».

Cioè la presenza del dna di Ignoto 1 e quello di Sangare potrebbe essere interpretata come se i due abbiano commesso il delitto insieme?
«Questo potrebbe essere uno sviluppo. Ma gli inquirenti potrebbero anche dire: "No, se c’è uno, vuol dire che esclude l’altro". E allora la Procura stessa potrebbe propendere per un'istanza di revisione. Le ipotesi sono tante, quindi un approfondimento è sempre auspicabile laddove ci sono elementi di dubbio e di sospetto tali da meritare un’indagine approfondita. Potremmo trovare degli elementi in più, che ci possono condurre ad un altro responsabile al posto di Bossetti. Quindi sono auspicabili tutti gli approfondimenti conseguenti a una valutazione a 360 gradi dei fatti. E io non la posso avere, perché non ho accesso agli atti di Sangare».

 

 

Soprattutto alla luce di alcuni delitti irrisolti commessi nella zona con modalità simili...
«Ragionando da uomo della strada, le dico che è sospetto che ci siano tutte queste morti particolari irrisolte. Il fatto stesso che Sangare abbia ucciso Verzeni senza motivo, solo perché passava di lì, mi porta ancor più al collegamento con il caso Gambirasio. Perché la povera Yara è stata uccisa? Era una ragazza irreprensibile, Anche questa morte, se non ci fosse oggi un condannato in carcere, sembrerebbe assolutamente inspiegabile. Tanto è vero che, anche per le sentenze, il movente non è stato individuato. Se torniamo indietro con le lancette dell'orologio alla morte di Yara e la analizziamo, non sappiamo perché è sparita. Nessuno l’ha vista fuori dalla palestra, non c’è un contatto con qualche ragazzo strano, non c’è nulla. La mancanza di elementi di allora con la mancanza di elementi di oggi. Perché se non ci fosse stata quella telecamera a riprendere la bicicletta, non ci sarebbero mai più arrivati a Sangare. Questo è il punto di contatto che probabilmente ritroviamo in altre morti della zona, come quella della ragazza indiana archiviata come suicidio. Io ho visto le foto e mi sembra tutto meno che un suicidio. Quindi lo ribadisco: gli approfondimenti per cercare la verità sono sempre auspicabili. E la Procura non deve fermarsi di fronte a verità già scritte, perché la verità giudiziaria della condanna di Bossetti, secondo me, è una verità sbagliata».

Teme che gli approfondimenti vengano fatti sui casi irrisolti ma non si vada a scandagliare il delitto Gambirasio perché è già risolto?
«È esattamente questo il mio pensiero. Non bisogna aver paura di fronte a un delitto apparentemente risolto come quello di Yara, almeno per la giustizia. Perché c’è un condannato, che sta dicendo da dieci anni che è innocente e che la sua condanna è un clamoroso errore. Io ho chiesto gli esami del dna Ignoto 1, non ho fatto istanza per la comparazione con quello di Sangare, ma spero che, laddove la Procura abbia gli elementi, lo faccia senza paura di una eventuale verità scomoda che contrasta con una verità già scritta in sede processuale».

 

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