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Renato Vallanzasca esce dal carcere dopo 52 anni. Dalla mala alle rivelazioni su Pantani

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Renato Vallanzasca, l’ex boss della mala milanese con "fine pena mai", verrà trasferito dal carcere di Bollate a una struttura assistenziale con differimento pena in regime di detenzione domiciliare. Lo ha deciso il tribunale di Sorveglianza di Milano, accogliendo l’istanza di differimento pena, presentata dagli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi, col parere favorevole della procura generale, che avevano indicato una struttura in provincia di Padova. I giudici hanno riconosciuto il decadimento cognitivo del detenuto. 

L'Ambulatorio di Psichiatria del servizio di Medicina penitenziaria dell’Asst San Paolo nei giorni scorsi, in una relazione ai giudici, aveva comunicato che "la condizione più adeguata alla situazione di salute del paziente" sarebbe stata una "Rsa-struttura residenziale per persone affette da Alzheimer/demenza" perché lo stato attuale di Vallanzasca "rende difficile la compatibilità con il regime carcerario, anche per la necessità di assistenza sempre più intensa e continuativa".

 

Il "bel René", come era soprannominato, è considerato uno dei più irriducibili criminali italiani, autore di numerose rapine a mano armata, omicidi, sequestri di persona, e protagonista negli anni di rocambolesche evasioni. Vallanzasca ha accumulato quattro ergastoli e 295 anni di reclusione, e di fatto è in carcere da 52 anni. Il suo nome è tornato d'attualità nella riapertura del caso legato all'estromissione di Marco Pantani dal Giro d'Italia del '99 per ematocrito troppo alto. Vallanzasca aveva riferito che in carcere a suo tempo gli avevano riferito di un complotto ai danni del campione di ciclismo da parte della camorra dal momento che una sua vittoria a Madonna di Campiglio, ormai certa a una gara dall'arrivo, avrebbe fatto saltare il banco delle scommesse clandestine. 

 

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