Inchiesta dossier: più di diecimila pagine, e spuntano nuovi spiati
I nomi di nuovi spiati, gli incontri tra gli spioni e le telefonate tra funzionari. C’è di tutto nelle nuove carte dell’inchiesta dossieraggio, più di diecimila pagine, compresi gli allegati, trasmesse lunedì mattina dal procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, alla Commissione parlamentare Antimafia, presieduta da Chiara Colosimo. Una mole enorme di atti, diventati pubblici nel momento in cui sono arrivata a Palazzo San Macuto, ma sui quali la Commissione ha posto il divieto di divulgazione, in modo che possano essere consultati dai commissari ma non finiscano nelle mani della stampa.
Tra chi ha già cominciato a studiarli, c’è la deputata del Pd Debora Serracchiani, notata a prendere appunti in vista delle prossime audizioni da calendarizzare. Pressata dalle insistenti richieste dei giornalisti a caccia delle carte, Serracchiani si è affrettata a dichiarare che non avrebbe dato alcuna informazione sul contenuto. Il faldone, comunque, ricostruisce nei dettagli il verminaio che si era instillato all'Antimafia e le migliaia di accessi abusivi alle banche dati, con il successivo download dei documenti riservati, messi in atto dal finanziere a capo del gruppo Sos della Dna, Pasquale Striano, in alcuni casi in concorso con l'ex sostituto procuratore antimafia Antonio Laudati, e passati ai tre giornalisti del quotidiano Domani, Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine, i quali poi avrebbero utilizzato le informazioni coperte da segreto per cucinare articoli mirati a colpire il governo Meloni e i politici del centrodestra, soprattutto della Lega.
Le contestazioni sono messe nero su bianco, ricostruite con dovizia di particolari in quattro mesi di approfondimenti serrati, portati avanti nel massimo riserbo dal Nucleo di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma, ovvero dallo stesso gruppo dove Striano si recava costantemente per intrufolarsi, all'insaputa dei suoi superiori delle Fiamme Gialle, nel sistema analisti per accontentare gli amici che richiedevano le informazioni. Lo screening della costante attività attraverso la quale Striano interrogava i sistemi ha permesso agli investigatori, che hanno setacciato le migliaia di Sos aperte dallo spione attraverso la sua chiave univoca di accesso, di distinguere tra i controlli legittimi legati alle operazioni di servizio e le intrusioni illecite sui nominativi di politici, vip e imprenditori che erano al di sopra di ogni sospetto e che dunque non erano assolutamente coinvolti in alcuna inchiesta di mafia o terrorismo.
«Le indagini hanno consentito di accertare che Striano ha operato accessi abusivi relativi a ben 172 soggetti politici, personaggi del mondo dello spettacolo, ministri, imprenditori, calciatori», scrive il gip di Perugia, Elisabetta Massini, nell’ordinanza con cui ha rigettato la richiesta di arresto per Striano e Laudati, decisione avverso la quale il procuratore Cantone ha fatto appello al Tribunale del Riesame, che ha fissato l’udienza per il prossimo 24 settembre, quando dovrà decidere se sussistono le esigenze cautelari per i due indagati.
Anche le circostanze che hanno portato la Procura a ravvisare per Striano il pericolo di reiterazione del reato e l'inquinamento delle prove, quest'ultimo ipotizzato anche per Laudati, sono contenuti nelle nuove carte. Perché l'inchiesta ha portato alla luce il fatto che, nonostante gli avvisi di garanzia e il trasferimento del finanziere, gli accessi illegali al sistema non si sarebbero interrotti, aumentando così la platea degli spiati. Inoltre sono certificate le intercettazioni, gli incontri e le telefonate che i due principali protagonisti avrebbero intrattenuto con apparati dello Stato, magistrati, funzionari pubblici, giornalisti e perfino con qualche politico. Insomma, l'inchiesta si allarga ed è tutt'altro vicina all'essere chiusa.