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Sharon, confessione choc di Sangare: "È capitato". E gli altri detenuti lo minacciano

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Interrogato questa mattina dal gip nel carcere di Bergamo, alla presenza del pm Emanuele Marchisio e del suo legale Giacomo Maj, Moussa Sangare non avrebbe espresso parole di pentimento per aver ucciso Sharon Verzeni. Durante la prima confessione, a un mese esatto dall’omicidio, il 30enne ha riconosciuto di essersi "pentito di aver fatto quella cosa lì", ma "purtroppo è capitato, è passato un mese, piangere non posso piangere, non ti puoi buttare giù altrimenti non ti rialzi più", ha aggiunto, sottolineando che in quello che ha fatto "c’era anche una zona di comfort". La sera dopo l’omicidio, infatti, il 30enne ha partecipato a una grigliata con degli amici, prima ancora di sbarazzarsi dell’arma del delitto, ritrovata sotterrata vicino all’Adda con "evidenti tracce ematiche", e degli abiti indossati quella notte.

Durante l’interrogatorio Sangare ha raccontato della sua passione per i coltelli, precisando che però "concettualmente gli piacciono di più le armi da fuoco", che non ha mai usato, "perché con i coltelli ti puoi tagliare". Nel mese trascorso tra l’omicidio di Sharon Verzeni e il fermo, il 30enne si sarebbe informato sugli sviluppi dell’indagine, senza però sentirsi mai braccato dagli investigatori. 

 

Dettagli agghiaccianti, che si aggiungono a quelli emersi nell'immediatezza dell'arresto, come delle ripetute denunce della madre e della sorella dell'uomo per violenze e aggressioni. E che evidentemente agitano anche gli altri detenuti. Sangare infatti è stato trasferito dal carcere di Bergamo per motivi di sicurezza. L’incolumità del trentenne reo confesso per l’omicidio di Sharon Verzeni sarebbe stata a rischio per alcune minacce ricevute da altri detenuti quando hanno saputo del suo arrivo nel penitenziario di via Gleno. Tra gli episodi il lancio di alcune bombolette incendiarie.

 

Il cambio d’istituto ha ricevuto anche il nullaosta della gip Raffaella Mascarino. Che nell’ordinanza di 39 pagine con cui ha disposto la custodia cautelare in carcere per il 30enne reo confesso scrive che ha ucciso "nella più totale assenza di qualche comprensibile motivazione, in maniera del tutto casuale, assolutamente gratuita, per non dire addirittura capricciosa". La giudice evidenzia poi "che l’omicidio sembra commesso da un soggetto che spesso in preda alla noia, non avendo stabile attività lavorativa, impregnato dai valori trasmessi" da un genere musicale "che esalta la violenza, il sesso estremo, l’esigenza di prevalere attraverso la soggezione sugli altri", un uomo che "aveva architettato come passatempo quello di lanciare coltelli a una rudimentale sagoma di cartone, con apposto alla cima un cuscino su cui era disegnato un volto umano, sia stato assalito dal desiderio di provare realmente emozioni forti, in grado di scatenare nel suo animo quella scarica di adrenalina che Sangare ha cercato di descrivere, seguita da uno stato di benessere e relax". Un pensiero, quello che "l’esistenza di una giovane donna sia stata stroncata per soddisfare motivazioni di questo genere" che "lascia francamente attoniti". 

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