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Sharon Verzeni, le parole choc della vicina di Moussa Sangare: “Avevamo paura, nessuno è intervenuto”

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«Avevamo paura» di Moussa Sangare. «Dicevo a mio marito e mio figlio di stare alla larga da lui. È un anno che denuncio, ho chiamato sindaco, assistenti sociali e carabinieri», ma «qua deve succedere il fatto perché qualcuno intervenga». A sfogarsi con i giornalisti appostati fuori dalla casa di Suisio in cui viveva il 31enne fermato per l’omicidio di Sharon Verzeni è Clotilda, che da sette anni vive sotto la famiglia Sangare. «Alle tre di notte sentivo le botte, sembrava che venisse giù il soffitto», dice la donna, descrivendo Sangare come «una persona con rabbia accumulata, che nel subconscio ha il male. Non era gentile, era fuori di sé».

 

 

Per questo la vicina invita a non far passare l’omicidio di Sharon Verzeni «come un raptus, perché lui ha fatto violenza alla sua famiglia». La donna riferisce anche che Sangare avrebbe «incendiato casa sua. C’era fumo». E poi «stava qua strafatto, dovevo passargli sopra. Entrava» nella casa del pianterreno occupata dopo la denuncia per maltrattamenti da mamma e sorella «dalla finestra. Lo trovavamo qua di notte alle tre o alle quattro». Una situazione che «tutti sapevano», secondo la donna, che osserva come al posto di Verzeni «potevo essere io o mio figlio».

 

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