Caso Sharon Verzeni, Moussa Sangare ci mostra un'amara verità
Ce l’abbiamo il coraggio di dire come stanno davvero le cose? Forse sì dopo l’omicidio di Sharon Verzeni e l’esito dell’inchiesta di carabinieri e Procura della Repubblica. Già, perché le cose stanno più o meno così: l’Italia è piena di balordi, la gran parte dei quali sono immigrati illegali o cittadini italiani con origine familiare in Nordafrica o Medioriente. È sgradevole metterla in questi termini? Contrasta con un sentimento, tanto nobile quanto approssimativo, di negare le differenze a tutti i costi? Contraddice la tendenza dilagante ad usare lo strumento del politicamente corretto per descrivere tutto ciò che accade intorno a noi, in particolare quando è sgradevole o, addirittura, delittuoso?
Certo che sì. Guardare in faccia la realtà dopo quest’ultimo fatto di sangue impone di trascurare tutto l’apparato perbenista di cui spesso ci facciamo scudo, per scegliere la strada della franchezza e dell’amara ricerca della verità oggettiva. Arriveremo a breve ai fatti emersi nell’inchiesta di Bergamo nelle ultime ore. Per farlo però occorre ricordare le drammatiche notizie rese note dai servizi di sicurezza americani in questi giorni, notizie che hanno portato le autorità austriache a sospendere i concerti programmati della star americana Taylor Swift, le cui esibizioni sono state rinviate alla luce dei risultati investigativi che hanno reso evidente la preparazione di uno spaventoso attentato di stampo islamico, attentato preparato nei minimi particolari con l’obiettivo di fare centinaia di porti. Ed occorre anche riportare alla memoria l’incredibile storia del ventiseienne siriano che pochi giorni fa ha ucciso tre persone con un pugnale in Germania. Un immigrato clandestino che si è fatto beffe del decreto di espulsione lasciandone scadere i termini, per poi finire addirittura nei programmi di assistenza a spese del contribuente tedesco. Sostegno che lui ha ripagato uccidendo in nome di un Islam sbandierato ad alta voce, ripagando così con la morte quei cittadini tedeschi che con le loro tasse da tempo lo aiutavano a vivere dignitosamente.
Sharon, il killer confessa. È già scontro: premeditazione o raptus, che succede adesso
In Italia si è aperto un nobile dibattito sulla cittadinanza per gli stranieri. Il tema è serio e il nostro Paese ha tutto l’interesse ad attirare donne e uomini in cerca di un futuro migliore, disponibili a lavorare, pagare le tasse, rispettare le leggi, considerarsi ospiti graditi in un paese con la sua cultura, la sua tradizione, la sua storia. Ma questo non significa accettare come male necessario quella moltitudine di sbandati che vivono di espedienti in mezzo a noi. Torniamo adesso ai fatti di Bergamo perché dobbiamo parlarne un momento di questo Mussa Sangare. Un uomo di 31 anni nato in Italia, cittadino italiano, con le sue origini africane. Ma soprattutto un uomo denunciato dalla madre e dalla sorella pochi mesi fa per atti violenti. Non occorre essere Sherlock Holmes per capire che se ti denunciano i familiari vuol dire che siamo al culmine di una sequenza di violenze e atti pericolosi: chissà quante volte in passato lo hanno perdonato. Un uomo senza un lavoro, forse bisognoso di assistenza psichiatrica. Però capace di vivere da solo, uscire una sera con quattro coltelli addosso, capacedi uccidere una donna inerme e poi mettere in atto molte azioni per cercare di non essere scoperto. Insomma un uomo lucido fino al momento del delitto e poi lucidissimo nelle ore successive. Sarà il tribunale a stabilire l’eventuale condanna, ma noi possiamo dire che questo delitto si aggiunge alla lunga lista di disastri combinata da questa grande massa di balordi che popola le nostre strade: chi non li vede ha, evidentemente, l’unico scopo di non vederli.
Questa condizione, che riguardale nostre stazioni ferroviarie, le fermate delle metropolitane, i parcheggi dei supermercati dopo l’orario di chiusura, le piazze e le strade di metropoli, città e persino piccoli paesi, i dintorni delle farmacie notturne, i troppi palazzi occupati messi a reddito da organizzazioni criminali, crea il contesto favorevole ai balordi di cui stiamo parlando, non solo perché li fa sentire parte di un branco in grado di sfuggire sempre e comunque al rispetto delle regole, ma anche perché impegna quotidianamente centinaia di donne e uomini delle forze dell’ordine impegnati ad arrestare e riarrestare all’infinito più o meno sempre le stesse persone. Certamente la povera Sharon si è trovata al momento sbagliato nel posto sbagliato e il destino le ha remato contro in modo purtroppo decisivo. Ma il profilo dell’assassino parla alle nostre coscienze e ci ricorda che il primo dovere di una società civile è quello di mettere in sicurezza le persone che si comportano bene. Invece noi continuiamo a tollerare atteggiamenti sbagliati di persone sbagliate consentendo loro di sentirsi inafferrabili e immuni di fronte alla legge. Anche qui però dobbiamo avere il coraggio di dire che nella gran parte dei casi questi atteggiamenti vengono da persone non italiane (e lasciamo perdere gli aspetti formali della cittadinanza), quasi sempre provenienti dal Nord Africa o dai paesi del Medioriente.
Guarda caso non è mai un cinese a finire in storiacce come questa, né un filippino o un peruviano. Anche qui usciamo dal politicamente corretto: da quei paesi si parte per l’Europa con un progetto di vita e un biglietto aereo, mentre invece il percorso clandestino via mare nel Mediterraneo è spesso scelto da persone che devono chiudere i conti con il proprio paese per ragioni inconfessabili. Domenica si vota in due regioni tedesche. Se l’Europa vuole evitare di esasperare ulteriormente i sentimenti di donne e uomini di buona volontà occorre una svolta radicale in tema di immigrazione. Non all’insegna del colore della pelle ma di un criterio tanto banale quanto efficace. Sono benvenute le persone perbene, vengono sanzionati ed espulsi tutti quelli che violano la legge, forse anche per un reato non grave. Più o meno quello di cui da qualche giorno parla il socialista Cancelliere tedesco, uno dei tanti «pentiti» in materia. È una svolta possibile, basta volerlo.