Caso giornalisti, il racconto: “Mi sono saltati addosso in taxi, non riuscivo più a muovermi”
«Io, Sara e Nello eravamo rimasti d’accordo di ritornare insieme con il taxi... appena si sono chiuse le portiere me li sono ritrovati addosso, prima una poi l’altro, ricordo che mentre mi baciava, Sara diceva "quanto sei bella". Ho avuto la sensazione che loro si fossero parlati, come se fossi stata ingannata... non riuscivo a reagire, a muovermi... Lui dava ordini, diceva "tu stasera non puoi tornare a casa, devi venire su da noi". Mentre diceva che dovevo salire a casa loro mi baciava e poi ha preso la mia mano, l’ha messa sulle sue parti intime e ho sentito l’erezione. Sono rimasta spiazzata dalla loro azione in quanto, nel corso della serata, non mi ero resa conto che avessero ipotizzato un approccio sessuale nei miei confronti». È il racconto della giornalista che il 2 febbraio 2023 ha presentato una denuncia contro il cronista del quotidiano Domani, Nello Trocchia, e la compagna Sara Giudice, inviata di La 7.
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La presunta vittima ha sottolineato agli inquirenti di non aver espresso il consenso a quelle effusioni consumate sul taxi la notte del 30 dicembre e di essersi sentita stordita, tanto da convincersi che qualcuno le avesse somministrato droga dello stupro in uno dei cocktail bevuti durante la festa della Giudice. Ma secondo la Procura di Roma, che ha indagato Trocchia e la moglie per violenza sessuale, il fatto non sussiste e, come riportato da La Verità, ha chiesto l'archiviazione. Ora sarà il gup, nell’udienza del prossimo 10 dicembre, a decidere se chiudere il caso. Il difensore della presunta vittima, l’avvocato Alessandro Gentiloni Silveri, ha presentato opposizione all’archiviazione e chiede di ascoltare la parte offesa, che non è mai stata convocata dalla pm Barbara Trotta, titolare del fascicolo coordinato dall’aggiunto Michele Prestipino. La pm ha sentito alcuni testimoni, tra cui il tassista che quella sera ha preso a bordo i tre giornalisti, oltre a uno dei partecipanti alla festa.
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Nell’istanza la difesa lamenta il fatto che, alla luce della normativa sul «codice rosso», la vittima sarebbe dovuta essere sentita entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato. Trocchia e Giudice, invece, sono stati interrogati e hanno parlato di una partecipazione spontanea della collega. C’è poi da chiarire il giallo delle analisi delle urine, che la giornalista ha effettuato presso un laboratorio privato il 31 dicembre. Il test ha dato esito positivo al Ghb, la droga dello stupro, ma le analisi dell’Istituto superiore di Sanità dei giorni successivi hanno smentito la presenza della sostanza. Per la difesa, quel risultato non può essere rilevante, visto che il Ghb viene eliminato in un tempo massimo di 10 ore dall’assunzione. L’avvocato contesta poi le conclusioni del pm riguardo la testimonianza del tassista, «il quale non ricordava alcun approccio violento da parte degli indagati», si legge negli atti. «Ebbene nell’immediatezza dei fatti la mia assistita appare "scossa"», scrive l'avvocato Gentiloni. Il tassista afferma addirittura che la vittima "tremava". A questo punto lui stesso le dice di stare tranquilla, aggiungendo «perché non le sarei saltato addosso come quell’altro, ma che l’avrei accompagnata a casa"». Una storia del tutto falsa, secondo i legali di Trocchia e Giudice, Grazia Volo e Virginia Ripa di Meana, le quali sottolineano come la ricostruzione «contrasta totalmente con le risultanze investigative che dimostrano la totale infondatezza della denuncia e della versione della denunciante». E nei confronti della presunta vittima annunciano querela per calunnia.