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Vaiolo delle scimmie, si può predire la gravità della forma? Il valore da controllare

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Mentre resta alta l'attenzione sul vaiolo delle scimmie (per il quale l'Oms ha dichiarato l'emergenza internazionale), uno studio italiano ha messo in evidenza alcuni fattori associati che potrebbero permettere di capire in tempo se il paziente svilupperà una forma seria del virus Mpox e che potrebbero guidare i medici nella gestione dei casi. C’è un modo per predirlo? Uno dei punti su cui accendono i riflettori gli autori è la carica virale. "Valori elevati nelle vie respiratorie superiori nella prima settimana di infezione", suggeriscono, sono "un possibile elemento predittivo di grave infezione da Mpox". Lo studio del gruppo Mpox-Icona, che coinvolge esperti di diversi centri e atenei d’Italia, dall’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma all’ospedale Sacco di Milano, dal Policlinico San Martino di Genova al Policlinico Paolo Giaccone di Palermo, dal San Raffaele al Niguarda di Milano, e ancora Aorn Ospedali dei Colli di Napoli, San Gerardo di Monza, Policlinico universitario Gemelli di Roma e Fondazione Icona di Milano, ha valutato i predittori della durata di Mpox, analizzato la cinetica dei marcatori infiammatori e descritto il rilevamento del Dna del virus Mpxv nei fluidi corporei dopo la guarigione clinica. Il lavoro pubblicato su ’eBioMedicine', come spiega anche l’infettivologo Matteo Bassetti su X, "dimostra che più è elevata la quantità di virus nell’organismo e maggiore è la probabilità di avere forme gravi".

 

 

Altri aspetti osservati sono che "la razza caucasica e la presentazione con febbre, mal di gola, linfoadenopatia e lesioni perianali potrebbero" anch’essi "predire la grave evoluzione della malattia". Ma in particolare, appunto "valori Ct elevati delle vie respiratorie superiori nella prima settimana di infezione". Questi risultati potrebbero aiutare a mettere a punto una strategia di laboratorio con parametri misurabili di evoluzione clinica sfavorevole nelle primissime fasi dell’infezione, anche in pazienti che non presentano lesioni cutanee. Gli autori sono partiti dal fatto che nell’epidemia del 2022-2023 sono stati descritti decorsi di Mpox gravi e prolungati. Lo studio di coorte storico multicentrico ha dunque preso in considerazione adulti con diagnosi confermata in laboratorio tra maggio 2022 e settembre 2023 in 15 centri italiani. I casi sono stati seguiti dal giorno della diagnosi fino alla guarigione clinica. Sono stati arruolati 541 pazienti in totale, tra cui anche 4 donne. La forma grave è stata segnalata in 215 pazienti (39,7%).  

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