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Migranti, due nuovi "casi Apostolico": i giudici liberano i clandestini fermati

Gianni Di Capua
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Al tribunale di Palermo scoppia un nuovo caso Apostolico. Non è stato convalidato il fermo di 5 tunisini trattenuti centro di trattenimento per richiedenti asilo di Porto Empedocle, aperto prima di Ferragosto. Tra l’altro, circostanza alquanto strana, i tunisini in totale erano sei e mentre per il primo era stato convalidato il fermo per gli altri cinque i giudici hanno optato per la mancata convalida.  Una decisione che rivela due cose. Una divisione interna ai togati e il ritorno di una Apostolico 2. La giudice che nell’agosto del 2018 protestava contro Salvini e i decreti Sicurezza che passò alle cronache per il suo impegno nel non convalidare i provvedimenti di trattenimento dei migranti.Possiamo dire tranquillamente che ce l’aspettavamo visto che il 14 agosto il nostro giornale titolava in prima pagina «Plotone rosso».

 

In quell’edizione raccontavamo come ci fosse una corsa dei magistrati «rossi» dell’Anm per farsi trasferire nei tribunali che gestiscono le pratiche di fermo dei migranti. Ecco qua che potrebbe essere solo il primo di tanti altri casi. Eppure la legge c’è e, infatti il primo dei sei tunisini ha visto la convalida del suo fermo, non si capisce perché tutta questa discrezionalità dei giudici nell’applicare la norma.

 

Nelle motivazioni i togati spiegano come il trattenimento debba essere solo l’ultima ratio, che i migranti generalmente non hanno il passaporto e che comunque la mancata consegna del documento vale solo come causa generale di esclusione. Cioè se i migranti lo presentano non possono in nessun caso essere trattenuti nei Cpr. Non solo, per i giudici la cauzione è un presupposto generale sarebbe di «difficile attuazione» e appare come una causa generale di revoca o di cessazione del trattenimento. 

Ed ecco che alla fine vengono proposte altre forme di trattenimento. Quali? Per esempio l’obbligo di dimora in un luogo preventivamente individuato, dove lo straniero possa essere agevolmente rintracciato oppure con l’obbligo di presentazione. In un mondo ideale sarebbe anche una pratica plausibile, ma spesso accade che una volta liberati i migranti, proprio perché senza documenti e provenienti da un Paese sicuro, si dileguano facendo perdere le loro tracce.
 

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