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Telegram, il vero motivo dell'arresto di Durov: "È risaputo", la tesi di Matteo Flora

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Censura o contrasto alle distorsioni del web? Le autorità francesi hanno prolungato la detenzione di Pavel Durov, fondatore e capo di Telegram, dopo il suo arresto sabato per i presunti reati legati alla controversa app di messaggistica. Il 39enne miliardario è stato interrogato su presunti reati tra cui frode, traffico di droga, cyberbullismo, criminalità organizzata e promozione del terrorismo, e non ha preso provvedimenti per frenare l’uso criminale della piattaforma. Siamo nella zona grigia tra tecnologia e geopolitica. Nel corso della puntata di martedì 27 agosto di Omnibus, su La7, il docente esperto di tematiche della rete e divulgatore Matteo Flora invita a ricordare, in primis, che la Francia non contesta al momento dei reati a Durov, interrogato come persona informata sui fatti "nell'ambito di uno o più procedimenti giudiziari che hanno tutta una serie di reati, quindi non significa ancora che li contestano a lui" ma riguardano in vari modi la piattaforma di messaggistica Telegram. 

 

Presunti reati che riguardano traffici di materiale pedopornografico, armi e narcotici. Questo non vuol dire che il magnate russo sia un trafficante internazionale, afferma Flora. Allora perché è stato fermato di passaggio a Parigi?  Il motivo principale è la mancanza di ottemperanza agli ordini dei giudici e la mancanza di collaborazione con le forze dell'ordine: "È risaputo che Telegram è restio a collaborare con le forze di polizia di mezzo mondo", afferma l'esperto. C'è poi la parte della crittografia, la segretezza delle informazioni veicolate con l'app. Ma c'è anche "una parte geopolitica, perché Telegram non è solo un'applicazione di messaggistica, in realtà ospita delle grandissime comunità che nel corso soprattutto del conflitto russo-ucraino è diventato il punto nevralgico di collegamento di quasi tutte le operazioni". Non solo. "In un paio di interviste alti ufficiali russi dicono di usare Telegram per i loro attacchi". 

 

Quindi nel mirino della magistratura non ci sono solo le comunicazioni crittografrate utilizzate per possibili reati (crittografia usata tra l'altro da numerose altre piattaforme), ma anche l'aspetto di comunità che spesso scrive e comunica "in chiaro". Ma Telegram è restio a "bloccare determinate comunità e determinati canali". Un esempio recente è quello delle comunità online nate durante il Covid, ricorda Flora, e dei "canali in cui venivano venduti i falsi green pass". 

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