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Vaiolo delle scimmie: "Espansione senza precedenti", l'allarme Oms per l'Africa

Silvana Tempesta

Si espande l’epidemia di «Mpox», clade Ib, nota come vaiolo delle scimmie, iniziata a settembre 2023 nella Repubblica democratica del Congo (Rdc). A rivelarlo l’Organizzazione mondiale della sanità nel suo aggiornamento settimanale sulla situazione in Africa. Si sta registrando un numero crescente di casi nel Paese e si sta espandendo anche nei Paesi vicini. Burundi, Kenya, Ruanda e Uganda hanno segnalato ciascuno i loro primi casi. Molti dei pazienti «hanno collegamenti di viaggio con le parti orientali della Rdc e ciascuno di questi Paesi ha identificato il clade Ib del virus».

Il nuovo ceppo, «sulla base dei dati epidemiologici disponibili, si è diffuso rapidamente tra gli adulti attraverso un contatto fisico ravvicinato, incluso il contatto sessuale identificato all’interno di reti di prostitute e dei loro clienti». Ma «man mano che il virus si diffonde ulteriormente, i gruppi colpiti stanno cambiando» e questa versione di Mpox «si sta diffondendo anche all’interno delle famiglie e in altri contesti». Un’allerta raccolta dall’Europa. Il direttore dell’Ufficio regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità per l’Europa, Hans Kluge, in una lunga nota ha invitato a fare tesoro del recente passato: «Le lezioni di Covid-19 sono più importanti che mai - avverte - Mentre i virus dietro i due scenari», l’attuale epidemia di Mpox e la pandemia di Sars-CoV-2 «sono molto diversi, un pilastro della nostra risposta rimane lo stesso: la necessità di collaborazione strategica e partnership con una serie di parti interessate, dai ministeri della Salute ai politici, ai decisori, alle organizzazioni della società civile e, in ultima analisi, al pubblico in generale».

 

Nessun allarmismo da parte del virologo Matteo Bassetti ceh spiega: «Mi pare evidente che il monkeypox ha viaggiato parecchio. Se infatti si pensa ai numeri dell’Africa, in Paesi che non hanno un sistema di sorveglianza esattamente come quello che abbiamo in Europa o negli Usa, quando si parla di 15 mila casi accertati, c’è da chiedersi quanti ce ne siano sommersi: 2, 3, 4 volte tanto? Ed è abbastanza normale pensare che ci siano casi che si sono contagiati in Africa e che magari possono andare in altri Paesi. Quindi aspettiamoci di vederne presto magari anche in Italia, ma non con le proporzioni di una epidemia. A me non preoccupa la situazione europea o in generale dell’Occidente dove i sistemi sono evoluti, ci sono mezzi diagnostici, strumenti di sorveglianza, di terapia, di profilassi. A me fa paura è lasciare l’Africa in una situazione di non controllo, quindi senza sistemi di sorveglianza adeguati e senza un sistema di trattamento e anche di prevenzione adeguato».