epidemia
Vaiolo delle scimmie, quali sono le "fonti di contagio": ecco come si trasmette
Il virus Mpox, il nome che ha sostituito quello usato fino a poco tempo fa di vaiolo delle scimmie, è in Europa. I primi casi sono stati individuati in Svezia, mentre in Africa è emergenza con almeno 1.200 casi negli ultimi sette giorni. A dare le informazioni di base su questo virus e a spiegare come ci si può difendere, anche se in Italia non c'è ancora nessuna allarme, è il professor Massimo Andreoni. Il vaiolo delle scimmie si presenta con vescicole sulla pelle, febbre, dolori muscolari e altri sintomi, e "può essere una malattia seria perché" il paziente "può andare incontro a complicanze importanti", spiega l'esperto a Rainews24.
"In questa epidemia abbiamo circa il 3,5% di decessi quindi si tratta di una malattia certamente da non sottovalutare"; spiega il professore. Il contagio avviene prevalentemente "per via sessuale ma non solo, è quindi opportuno avere rapporti sicuri e con partner sicuri". Ma anche "fare attenzione che non ci siano delle lesioni a livello della cute che possano richiamare in qualche modo questa malattia, è il sistema migliore per cercare di prevenirla". L'infezione come detto "non avviene solo per via sessuale ma può accadere anche per contatto diretto con la cute e con la mucosa, o con gli oggetti che sono venuti a contatto con queste lesioni, quindi gli asciugamani per esempio possono essere una fonte di contagio", spiega l'esperto. Il tempo di evoluzione della malattia è di "due settimane", durante le quali la persona positiva dovrebbe essere tenuta in isolamento.
Per quanto riguarda il vaccino, quello che si usava in Italia fino alla metà degli anni '70 "riduce di più del 50% il rischio di avere complicanze della malattia, ma è una vaccinazione che non si effettua più quindi abbiamo una buona immunità solo nei soggetti in età più avanzata". Quello disponibile attualmente è un "buon vaccino, siamo pronti così come abbiamo fatto nell'epidemia del 2022-23 agli intervenire con la vaccinazione per le persone che fossero a rischio, nel caso che l'epidemia tenda a diffondersi ulteriormente e ad arrivare anche in Italia", spiega Andreoni.