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Stellantis, azionisti fanno causa per i conti al gruppo di Elkann

Citazione in giudizio negli Usa per aver «gonfiato» i numeri. La replica del gruppo: «Accuse prive di ogni fondamento»

Andrea Giacobino
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Bufera sui vertici di Stellantis, il gruppo automotive presieduto da John Elkann: il suo amministratore delegato Carlos Tavares e la direttrice finanziaria Natalie Knigh sono infatti stati citati in giudizio con una class action da alcuni azionisti negli Stati Uniti, che chiedono un risarcimento danni, la cui entità non è stata specificata e riguardante il periodo tra il 15 febbraio e il 24 luglio scorsi. A dare la notizia ieri è stata l’agenzia Reuters sul suo sito internet e tuttavia il titolo Stellantis, che nell’ultimo semestre ha perso quasi il 40%, ieri in borsa ha chiuso la giornata in borsa con un rialzo dell’1,9% a 14,3 euro in una seduta ben intonata per tutto il listino.

I soci affermano che Stellantis li avrebbe «ingannati nascondendo l’aumento delle scorte e altre debolezze, prima di pubblicare risultati deludenti che hanno causato il calo del prezzo delle azioni». Secondo la denuncia, presentata giovedì scorso presso il Tribunale federale di Manhattan, il gruppo automobilistico nato dalla fusione tra la Fca degli Agnelli-Elkann e la francese Psa della famiglia Peugeot avrebbe «gonfiato artificialmente il prezzo delle sue azioni per gran parte del 2024, facendo valutazioni estremamente positive» sull’andamento di numeri come scorte, nuovi prodotti e margine operativo. Invece «la verità è emersa il 25 luglio scorso» quando Stellantis ha comunicato i risultati del primo semestre, con un calo del 40% a 8,46 miliardi di euro dell’utile operativo rettificato, molto al di sotto degli 8,85 miliardi previsti dagli analisti.

Tavares a quel punto ha fatto sapere di essere pronto a cedere i marchi non performanti e Knight ha annunciato che sarebbero state necessarie «azioni decisive per affrontare le sfide operative» in Nord America, tra cui la riduzione della produzione e dei prezzi per i veicoli del gruppo. Il titolo Stellantis (quotato anche negli Usa) nei due giorni successivi ha perso in Borsa il 9,9%, a 17,66 dollari, e oggi viaggia intorno ai 16 dollari e dai massimi di fine marzo (29 dollari) è sceso del 45%.

 


Lo studio legale Levi & Korsinsky di New York ha lanciato un "alert" per i soci danneggiati dalle perdite borsistiche, avvertendoli che hanno tempo fino a metà ottobre per chiedere che la Corte lo nomini «querelante principale» in una class action contro il gruppo. Non è insolito, negli Usa, che gli azionisti citino in giudizio le aziende dopo inaspettati cali del prezzo delle azioni.

Stellantis ha definito la causa «priva di fondamento» e fa sapere che «l’azienda intende difendersi vigorosamente». La settimana scorsa, ricorda Reuters, il gruppo che negli Usa opera soprattutto con i marchi Dodge, Jeep e Ram, ha annunciato 2.450 esuberi nello stabilimento di assemblaggio di camion a Detroit perché la produzione del pickup Ram 1500 Classic sarà interrotta.

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