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Alex Marangon, macchie misteriose nella sua auto. Sciamani pronti a parlare

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Gabriele Imperiale
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Nuovi dettagli nel caso della morte del giovane Alex Marangon. Alcune misteriose macchie sono state infatti ritrovate all’interno della sua auto e secondo le prime informazioni potrebbe trattarsi di sangue. Ecco perché i familiari del 25enne scomparso durante la notte del 30 giugno scorso hanno chiesto e ottenuto nuove analisi sul veicolo di Marangon, rimasto finora fuori dall’inchiesta. L’auto che adesso verrà passata al setaccio dagli inquirenti, non era mai stata sequestrata ed era rimasta parcheggiata all’esterno dell’abbazia di Vidor, in provincia di Treviso, dove si era svolta la festa. Come ricostruito sulle pagine de Il Corriere della Sera, questa non sarebbe però l’unica novità emersa dalle indagini sulla morte del giovane 25enne scomparso durante un ritrovo di seguaci di un gruppo sciamanico e ritrovato due giorni dopo su un isolotto nel fiume Piave.

 


 

Jhonni Benavides e Sebastian Castillo, per bocca del loro avvocato Oscar Palet Santandreu, nei prossimi giorni dovrebbero presentare una memoria scritta di loro pugno per chiarire cosa sarebbe successo alla festa sciamanica nella notte tra il 29 e 30 giugno. Il legale che assiste i due curanderos ha anticipato al Corriere qualche stralcio della loro versione “Tutti i partecipanti stanno dichiarando la stessa cosa, crediamo che la verità stia nelle parole di chi era presente” – ha raccontato. Parlando dell’ipotesi dell’omicidio ha dichiarato che “non ha alcun senso, quella sera c’erano un gruppo di persone vicine al fuoco, Alex si è allontanato per andare in giardino, Jhonni (Benavides) è andato con lui, ma non capiva quello che diceva, quindi è entrato in abbazia per chiedere l’intervento del traduttore, quando è uscito di nuovo Alex si era allontanato”. I due sciamani, secondo il proprio avvocato, non sarebbero scappati la mattina del 30 giugno, quando erano iniziate le ricerche di Marangon, anzi sarebbero rimasti dentro l’abbazia fino alle 11 del mattino mettendosi a disposizione di chiunque volesse parlargli. 

 

 

Altro dettaglio su cui l’avvocato dei due si è focalizzato è su come si sarebbe svolto il raduno. I due sciamani sostengono che quella sera non è stata usata l’ayahuasca, l’erba che provoca effetti psicotropi fino alle allucinazioni. In più tutti e venti i partecipanti hanno confermato la versione dei due organizzatori, Andrea Zuin e la compagna Tatiana Marchetto, sostenendo che Marangon “a un certo punto si sarebbe alzato dal cerchio, si sarebbe messo a urlare e a correre verso la terrazza… poi abbiamo sentito un tonfo”. Nonostante questo, rimane però il mistero delle ferite sul corpo del giovane 25enne, difficilmente spiegabili con una caduta e che secondo l’autopsia sarebbero più compatibili con un pestaggio. Il sospetto sempre più forte per gli inquirenti è che quella sera tutti fossero particolarmente alterati e avessero assunto l’ayahuasca, compreso Marangon che lo aveva già fatto in passato.

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