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Boom di richieste di giudici dell'Anm: corsa agli uffici dove possono "liberare" i migranti

I giudici e l'obiettivo Sicilia: così vogliono evitare i rimpatri ai clandestini

Dario Martini
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Boom di richieste di magistrati dell’Anm che chiedono di trasferirsi per andare negli uffici di quei tribunali che si occupano di immigrazione. Parliamo dei fronti più «caldi», Sicilia in primis, dove vengono lavorate le pratiche di fermo dei migranti. Il luogo ideale dove possono essere "liberati" quei clandestini che altrimenti verrebbero rimpatriati. Così le toghe rosse tornano in azione contro il governo. Tema "scottante" da quando giudici come Iolanda Apostolico, del foro di Catania, e altri suoi colleghi, non hanno convalidato il trattenimento degli stranieri che si trovavano nel Cpr di Pozzallo, in provincia di Ragusa, di fatto liberandoli e permettendo loro di fare perdere le proprie tracce. Come è in grado di ricostruire Il Tempo, la novità è che diversi giudici avrebbero chiesto di potersi occupare proprio di questo tema, per poter incidere in modo diretto sulle norme inserite nel decreto Cutro, che prevede procedure accelerate di esame per le domande e poi di eventuale espulsione per i migranti che provengono da Paesi considerati «sicuri», come la Tunisia.

 

Ecco allora che in questo scenario si inserisce un altro tassello. Dopo Ferragosto prenderà il via una piccola rivoluzione nella gestione di tutti questi procedimenti finalizzati alle espulsioni dei migranti irregolari, che comunque procedono indubbiamente in modo più spedito rispetto al passato (nei primi sei mesi del 2024 sono stati quasi 9.000 i rimpatri assistiti: 5.111 in Libia e 3.800 in Tunisia). Il Viminale, infatti, ha spostato da Pozzallo a Porto Empedocle la gestione di tutti quei migranti che saranno trattenuti (per un periodo di 28 giorni) in vista del rimpatrio. Il centro di Pozzallo resta comunque aperto, ma solo come hotspot, non più come «Centro di permanenza temporaneo». Proprio quest’ultimo aspetto passa a Porto Empedocle. Quale è la ricaduta giudiziaria? Semplice: i provvedimenti di fermo a Pozzallo dovevano essere tutti convalidati dai giudici di Catania, quelli di Porto Empedocle invece finiranno tutti negli uffici del tribunale di Palermo, che si è già attivato per poter "trattare" la mole imponente di pratiche in arrivo. Ci sarebbero già due circolari firmate dal presidente del tribunale Piergiorgio Morosini e da quello della sezione immigrazione Francesco Micela - visionate da Radio Radicale - con cui alcuni giudici palermitani sono già stati allertati e in parte richiamati dalle ferie per farsi trovare pronti per i primi provvedimenti probabilmente già prima della fine del mese.

Per comprendere la portata del problema occorre ricordare il caso Apostolico scoppiato un anno fa. La giudice di Catania, infatti, iniziò a far uscire dal centro di permanenza alcuni migranti, di fatto smantellando le norme volute dal governo. Poi si scoprì che il magistrato in passato aveva partecipato ad una manifestazione contro l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini per far scendere i migranti dalla nave Diciotti.

Intanto, proprio ieri, la prima sezione civile della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso «per mancanza di necessità ed urgenza dell’espulsione» dal territorio italiano, presentato da un nigeriano di 38 anni, che viveva a Parma, annullando il decreto di convalida del trattenimento del Questore di Mantova. «Nella specie - scrive la Suprema Corte - il provvedimento di convalida è del tutto apodittico e laconico circa la regolarità dell’espulsione del trattenimento, ed ignora del tutto l’allegazione dell’istante, circa l’esistenza di legami familiari».

 

In questo contesto, dove i giudici intervengono a gamba tesa nella gestione del fenomeno migratorio in contrasto con le disposizioni del governo, procede la preparazione dei centri in Albania, frutto dell’accordo stipulato un anno fa dalla premier Meloni con il primo ministro Edi Rama. È attesa a breve l’accoglienza dei primi migranti. Il 20 agosto dovrebbero arrivare gli uomini del contingente italiano che gestirà le due strutture. I lavori sono stati particolarmente impegnativi, soprattutto a Gjader, per la conformazione particolare del terreno che ha reso complicata la realizzazione delle opere di urbanizzazione, dalle fognature all’allaccio di luce e acqua.

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