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Ita sponsor della Juventus, Meloni dice no: salta il contratto

Gaetano Mineo
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 C’era una volta una squadra di calcio famosa, conosciuta in tutto il mondo come la «Vecchia Signora», che si ritrovò a una settimana dall’inizio del campionato senza un marchio sulla maglietta. Senza uno sponsor, in pratica. Non è una trama di un romanzo d'appendice, ma la sorprendente realtà che sta scuotendo i vertici della Juventus. Per intenderci, quella Juve che fino a ieri era inseguita dalle più grandi multinazionali pronte a tutto pur di vedere il proprio logo splendere sui campi di calcio Serie A, oggi si ritrova come un influencer senza follower: apparentemente nessuno la vuole sponsorizzare.

Di certo, neanche lo stesso proprietario, John Elkann, in quanto non ha voluto più mettere soldi per sostenere la sua stessa squadra. Infatti, dopo dodici anni, e per un totale di 341 milioni di euro, è stata scritta la parola fine su un contratto di sponsorizzazione con Jeep, casa automobilistica del gruppo Stellantis di cui lo stesso nipote di Giovanni Agnelli è presidente. E così, per acciuffare qualche decine di milioni di euro, il gruppo automobilistico bussa alle porte di Palazzo Chigi per poter mettere sulle magliette bianco nere il logo Ita Airways. Certo, una bussata indiretta, quella di Stellantis, avendo avviato un accordo con la compagnia aerea che finora è per il 59% del Mef, e dunque da questo dicastero deve arrivare il via libera. Il restante pacchetto societario, come è noto, è di Lufthansa dopo l'ok alla fusione arrivato dall'Unione Europea.

Le due parti (Stellantis-Ita) sembravano aver trovato un accordo: Ita Airways, pronta a staccare un assegno da 41 milioni per tre anni di partnership. Ma proprio quando tutto sembrava andare per il verso giusto, ecco il colpo di scena: Palazzo Chigi cala la mannaia. E così Ita ha dovuto ritirare l'offerta, lasciando la Juventus a bocca asciutta e con una maglia che, a questo punto, rischia di restare immacolata come il cuore di un prete in un convento. Per molti osservatori, la decisione di Meloni è in linea con la sua posizione sul ruolo di Stellantis. Negli ultimi anni, ci sono state crescenti preoccupazioni riguardo al fatto che la multinazionale automobilistica stia progressivamente riducendo la sua produzione in Italia, con spostamenti verso altre nazioni. Questa percezione ha probabilmente influenzaI miliardi dati a Stellatlantis per incentivare il settore automobilistico to la decisione di Meloni di non destinare fondi pubblici per sponsorizzare la Juventus, vedendo la richiesta come non giustificata.

Già il governo ha dato, avrà pensato Meloni, dato che proprio nei giorni scorsi è scattato per le auto un piano pluriennale di incentivi per 6 miliardi di euro. Una bella boccata di ossigeno per le case automobilistiche, Stellantis in testa, per compensare la produzione. Insomma, il capo del governo è convinto che l’ex Fiat non merita neanche un euro, per la sponsorizzazione Ita, dato che pian piano la casa automobilistica sta smantellandola produzione nel nostro Paese.

Non a caso il governo corre ai ripari. La stessa premier, meno di un mese fa, durante il suo intervento al business forum Italia-Cina tenutosi a Pechino, ha firmato un accordo per la collaborazione industriale tra i due Paesi in sei settori strategici, tra cui l’automotive e, in particolare, la mobilità elettrica. Questa mossa ha segnato una svolta significativa nelle relazioni tra Italia e Cina, evidenziando una volontà di cooperazione e di superamento delle tensioni precedenti in favore di uno sviluppo comune in settori chiave dell’economia globale. E Stellantis resta a guardare.

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