per l'odio social

Imane Khelif vuole portare Musk e J.K. Rowling in tribunale: denuncia in procura

Luca De Lellis

La denuncia è arrivata, e non mancano nemmeno nomi illustri. Nientepopodimeno che J.K Rowling, la scrittrice che ha inventato l’iconica saga di Harry Potter, ed Elon Musk, il miliardario proprietario di X e di Tesla. Cosa li accomuna? Entrambi hanno espresso pareri non favorevoli nei confronti della pugile algerina vincitrice dell’oro olimpico Imane Khelif. E, proprio per tale ragione, sono stati citati in giudizio per cyberbullismo insieme ad altre persone che, secondo il suo avvocato di Parigi Nabil Boudi, avrebbero contribuito a gettare un’ondata d’odio sulla sua assistita. 

Come confermato dal legale alla rivista “Variety”, l’accusa è stata presentata nella giornata di venerdì 9 agosto al centro anti-odio online della procura di Parigi. La causa è stata intentata contro il social di Musk, l’ex Twitter ora “X”, il che, secondo la legge francese, equivale a una denuncia intentata verso ignoti. Ciò, peraltro, “garantisce che la procura abbia tutta la libertà di poter indagare contro tutte le persone”, comprese quelle che potrebbero aver scritto messaggi d'odio sotto pseudonimo, ha affermato Boudi nella medesima intervista. 

 

Ma ricapitoliamo un attimo la storia. Imane Khelif, che nei quarti di finale del torneo olimpico di pugilato è stata protagonista della vicenda che ha portato al ritiro la pugile italiana Angela Carini con tutta la polemica che conosciamo divampata anche nel dibattito pubblico, produce elevati livelli di testosterone. Ergo, ciò le consente di sprigionare una forza maggiore rispetto alle sue colleghe. Per questo è stata da molti etichettata come un “uomo”, favorita quindi nei suoi match contro le sue avversarie, nonostante il Comitato olimpico internazionale abbia in più di una circostanza affermato le qualifiche dell’algerina per poter competere nella divisione femminile.

 

E cosa avrebbero scritto quindi J.K. Rowling e Musk per essere citati nella denuncia? La prima, senza troppe mezze misure, accusò Khelif di essere un uomo che “si stava godendo la sofferenza di una donna che aveva appena colpito in testa”. Mentre l’imprenditore, condivise invece un post della nuotatrice Riley Gaines che affermava come “gli uomini non appartengano agli sport femminili”, con tanto di sottoscrizione con un “Assolutamente” a corredo. Ora risponderanno in giudizio delle proprie affermazioni.