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F35, la guerra nei nostri cieli: sempre più aerei militari partono dalla base di Aviano

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Francesca Musacchio
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Estate rovente e non solo per le alte temperature. Oltre al caldo che rende quasi insopportabili le giornate degli italiani in vacanza, i venti di guerra che arrivano dal Medio Oriente rendono il clima incandescente. E se nelle basi Usa in Europa a giugno è scattato l’allerta Charlie per il rischio terrorismo, adesso i cieli si «affollano» di velivoli che potrebbero essere in allarme per il rischio di un conflitto tra Israele e Iran, se quest’ultimo decidesse di attaccare.

Ieri mattina dalla base di Aviano si sarebbero alzati in volo numerosi cacciabombardieri, verosimilmente per normali attività di addestramento e ricognizione. Mentre secondo il Messaggero Veneto, l’8 agosto «uno squadrone di 12 F-35 di quinta generazione è arrivato nella base Usa friulana dall’Inghilterra» per esercitazioni che, a quanto si apprende proprio dalla pagina Facebook della base, si sono svolte in questi giorni.

 

Tutto nella norma dunque, ma gli italiani che osservano il transito di questi aerei, magari mentre sono comodamente sdraiati in spiaggia, potrebbero porsi qualche domanda soprattutto pensando al Medio Oriente, dove lo scenario é complicato e potrebbe portare ad una conflitto nell’area dai risvolti imprevedibili.

La diplomazia internazionale è al lavoro per scongiurare l’escalation e nel frattempo gli Stati Uniti hanno inviato in Medio Oriente la portaerei Uss Theodore Roosevelt alla quale si unirà la Uss Abraham Lincoln, che trasportano sia jet da combattimento che caccia-bombardieri, oltre alle due flotte di «scorta» munite di mezzi da sbarco e missili da bombardamento e intercettazione.

Il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, ha inoltre ordinato il dispiegamento in zona del sottomarino lanciamissili USS Georgia. Messaggi di deterrenza all’Iran e ai suoi alleati, dunque, che minacciano di attaccare Israele.

 

E sa davvero gli avvistamenti di aerei di questi giorni sono collegati alle tensioni in Medio Oriente, allora forse i caccia potrebbero andare a rinforzare il fronte di deterrenza magari andando a posizionarsi a Cipro, dove la flotta Usa è già alla fonda, o in qualche altra base della Nato e rimanere in stand by in attesa di allertamento. E se la situazione precipitasse, dalle portaerei Usa già schierate e da basi in uso agli Stati Uniti, come quella di Aviano e Incirlik, in Turchia potrebbero arrivare rinforzi a Israele. Sempre che Erdogan ne consenta l’utilizzo.

Per fermare missili e droni, però, servono sia missili terra-aria, che caccia da intercettazione. La base di Aviano, così come la vicina Ghedi, dunque, si confermano uno snodo significativo per l’utilizzo di forze tattiche e come snodo di transito per il Medio Oriente. Da qui, nel 2003, partirono i velivoli che portarono i paracadutisti in Iraq. Nel frattempo l’Iran starebbe pire presunte basi del Mossad in Azerbaijan e Georgia.

E la Turchia è pur sempre un passaggio per la Nato per eventuali intercettazioni. Appare sempre più probabile, dunque, un attacco dell'Iran contro Israele al punto che lunedì il presidente degli Usa, Joe Biden, ha telefonato agli alleati europei di Italia, Francia, Germania e Gran Bretagna esprimendo le sue preoccupazioni, confermate dal portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale, John Kirby: «Il Pentagono ha fatto alcuni cambiamenti nella nostra postura militare nell’area».
 

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