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Time apre con Kamala Harris in versione pellerossa. Se lo fa Il Tempo è razzista...

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Stavolta dalla sinistra nessuna critica alla prima pagina del magazine. Qui Kamala ricorda la foto storica del capo indiano Cavallo Rosso

Edoardo Sirignano
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Se il «Time» apre con Harris in versione pellerossa è cosa buona e giusta, mentre se lo fa «il Tempo» è razzista, divisivo e chi ne ha più ne metta. Il principalesettimanale americano, infatti, ha incentrato la copertina del 12 agosto sulle origini indiane della candidata alla Casa Bianca, sottolineandone la somiglianza con «Cavallo Rosso», capo tribù del periodo coloniale.

Non ci sono riferimenti espliciti da parte dei colleghi statunitensi, ma è chiaro come la grafica, la scelta cromatica e la posa utilizzata abbiano come scopo quello di mettere in rilievo le similitudini fra la vice di Biden e il nativo oggetto di diverse pellicole western.  Ad accorgersene in Italia è il giornalista Francesco Magnani, conduttore estivo della trasmissione «L’Aria che Tira», che intervenendo sulle presidenziali Usa, sottolinea come quella sinistra, che il 7 agosto si era dichiarata «indignata» in seguito alla nostra prima pagina, stavolta non proferisce parola. 

 

Quando è il quotidiano di Piazza Colonna a mettere l’accento sulle origini dei candidati negli States è “polemica”, mentre se a farlo è la stampa a stelle e strisce le bocche restano cucite. Neanche la scrittrice Dacia Maraini, ospite del talk, quando viene interpellata sulla questione, preferisce non emettere verdetti. 

 

La domanda che sorge spontanea, pertanto, è una: stavolta dove è finito il tribunale dell’inquisizione dei compagni, degli intellettuali rossi, di chi vede discriminazioni ovunque? Lo stesso direttore del Tempo Tommaso Cerno, d’altronde, aveva sottolineato come la polemica sollevata non avesse tanto senso: «Il nostro titolo nasce perché i sondaggi dicono che Kamala punta a tutti gli americani e non solo alla sua comunità originaria, di cui non ci interessa minimamente. Il copricapo utilizzato dai nativi, da sempre, è simbolo di tutte le minoranze». 

Ragione per cui la candidata democratica, secondo la nostra lettura, starebbe arruolando personalità in grado di raccogliere consensi anche tra quei gruppi di cittadini, poco considerati dall’opinione pubblica, ma decisivi quando si va alle urne.
 

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