Migranti, il piano del governo funziona: dimezzati gli sbarchi
Continuano a diminuire i migranti che sbarcano in Italia. Più del 50% in meno dal primo gennaio al 5 agosto di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2023. Cifre certificate dal ministero dell’Interno e che lascerebbero pensare al fatto che le politiche messe in campo dal governo nell’ultimo anno cominciano a dare i primi frutti. Parliamo dei relativi accordi tra l’Italia e i Paesi Libia e Tunisia per i quali ha visto proprio la premier, Giorgia Meloni, in prima persona fare la spola tra Roma, Tunisi e Tripoli. Segno di una concreta volontà dei rispettivi Paesi per dare una svolta non solo all’immigrazione clandestina, ma anche allo sviluppo reciproco. Per non parlare dei cantieri aperti del Piano Mattei e dei due centri per immigrati in Albania. Ma andiamo con ordine, partendo dagli ultimi dati del Viminale di ieri, 5 agosto.
Sono esattamente 34.739 i migranti sbarcati in Italia dall’1 gennaio fino a ieri (esattamente entro le 8), rispetto ai 93.204 dello stesso periodo dell’anno scorso. La puntuale analisi del Viminale, evidenzia – che nonostante siamo in piena estate - i migranti arrivati sulle coste italiane dal 1 agosto a ieri, sono stati 1.256 rispetto ai 4.265 dello stesso periodo dello scorso anno. Per fortuna anche lo scenario dei minori non accompagnati ha subito un’inversione di tendenza. Se in tutto il 2023 sono stati 18.820 i minori stranieri non accompagnati che hanno messo piede in modo clandestino in Italia, dal 1 gennaio 2024 a ieri, si registra un ingresso di 4.409 minorenni. Dati confortanti anche su Lampedusa dato che sta vivendo un’estate insolita dal punto di vista migranti. L'hot-spot dell’isola delle Pelagie, abituato a gestire situazioni di emergenza con arrivi fuori controllo, ha registrato un calo di ingressi del 73% a giugno, mentre a luglio il calo ha raggiunto il 77%. Trend non registrato in un altro Paese del Mediterraneo. In Spagna gli sbarchi sono aumentati del 93% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Alla sinistra, tuttavia, non bastano neanche i numeri. Come dire, si nega l’evidenza. Eloquente, Valeria Taurino, direttrice di Sos Mediterranee Italia che ha espresso preoccupazioni sui dati forniti dal Viminale, secondo cui, questi numeri sarebbero parziali e non rifletterebbero la realtà. Un’affermazione a dir poco pirandelliana con una motivazione grottesca.
«Crediamo che i numeri del Viminale siano parziali - ha affermato Taurino . Molte più persone iniziano la traversata via mare e molti non arrivano sulle coste italiane a causa dei naufragi o delle intercettazioni della Guardia costiera, sia quella libica sia quella tunisina». Le parole di Taurino non sono rimaste senza risposta. Tommaso Foti, deputato di Fratelli d’Italia, su queste colonne, ha difeso le politiche del governo Meloni, attribuendo la diminuzione degli sbarchi proprio alle misure adottate dall’esecutivo. E a proposito di politiche del governo, come detto, ci sono aperti i cantieri dei due centri di accoglienza migranti in Albania (nella foto) e del Piano Mattei. Le due strutture saranno operative a breve. Nella struttura di Gjader, in particolare, si partirà con una capacità di oltre mille posti, che aumenteranno fino ai 3mila previsti dal protocollo. Questo potenziamento è parte di un piano più ampio per gestire in modo più efficiente il flusso migratorio e ridurre i costi italiani complessivi dell’accoglienza. Almeno questa è l’intenzione di Palazzo Chigi. Il costo previsto è di 670 milioni di euro per un periodo di cinque anni, equivalenti a 134 milioni di euro all'anno. Meloni ha enfatizzato l’importanza di considerare questi centri come parte di un investimento strategico che porterà benefici sia all’Italia che all’Europa nel loro complesso. Eppoi c’è il Piano Mattei, su cui il governo ha annunciato un finanziamento complessivo di 5,5 miliardi di euro, provenienti da crediti, operazioni a dono e garanzie: 3 miliardi dal Fondo Italiano per il Clima e 2,5 miliardi dal Fondo per la Cooperazione allo Sviluppo. Uno degli obiettivi principali del Piano è raggiungere entro due anni l'indipendenza totale dal gas russo.
L’Italia intende diventare un nodo cruciale tra Nord Africa ed Europa, costruendo nuovi gasdotti e trasformandosi da importatore a esportatore di gas naturale e idrogeno verso il Nord Europa. La prima fase del Piano prevede l’implementazione di progetti pilota in alcune nazioni africane. Successivamente, il Piano si estenderà ad altre nazioni del continente. Le direttrici di intervento comprendono settori cruciali come informazione, sanità, acqua e igiene, agricoltura, energia e infrastrutture. Per realizzare questi ambiziosi progetti, infine, il governo intende coinvolgere tutto il «Sistema Italia», a partire dalle aziende già attive in Africa. Inoltre, verranno coinvolti le Nazioni Unite, l’Unione Europea, le Istituzioni Finanziarie Internazionali e le Banche Multilaterali di Sviluppo.