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Emanuela Orlandi, l'audio inedito sui due telefonisti: "Il Vaticano sa chi sono"

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Un nuovo audio, fornito da Pietro Orlandi, si aggiunge al complicato mosaico della ricostruzione dei primi giorni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi. Si sente un uomo parlare con l'avvocato della famiglia e in particolare delle telefonate ricevute dagli Orlandi poco dopo la scomparsa della ragazza cittadina vaticana, all'epoca 15 enne, il 22 agosto 1983 a Roma. La voce dall'inflessione straniera spiega che M. e P., ossia Mario e Pierluigi, così hanno detto di chiamarsi i due "telefonisti", avevano solo l'obiettivo di agitare le acque per dare la possibilità ai rapitori di Emanuela di portarla fuori dai confini italiani. "Sono due elementi vostri?", chiede il legale all'interlocutore che conferma e dice che "il Vaticano sa" chi sono Pierluigi e Mario.

 

A pubblicare l'audio è Fq Magazine che, mentre ci sono tre inchieste aperte sul giallo decennale, fornisce una ricostruzione delle prime fasi della vicenda con il supporto del fratello di Emanuela, Pietro. In particolare dell'offerta di lavoro, per la Avon, che un uomo le avrebbe offerto e di cui lei aveva parlato alla sua amica Sabrina. Questa persona l’avrebbe aspettata all’uscita della lezione di musica per darle del materiale, prima dell’appuntamento di Emanuela con una delle sorelle, Cristina, a cui non andò mai. 

La sera della scomparsa della ragazza, viene ricostruito, uno sconosciuto chiama in Vaticano e chiede di parlare urgentemente con il segretario di Stato, cardinale Agostino Casarolim che tuttavia è in Polonia con Giovanni Paolo II. Viene fatto parlare con la Sala Stampa, con cui afferma che "Emanuela è stata rapita". Ne parlerà in seguito, tra gli altri, monsignor Carlo Maria Viganò, il vescovo recentemente scomunicato per scisma.

 

Intanto iniziano le chiamate a casa degli Orlandi. Uno si fa chiamare Pierluigi, telefona diverse volte e afferma di avere sedici anni, anche se voce e parole usate suggerirebbero un'età sicuramente più matura. Fornisce particolari che lo fanno risultare a conoscenza di fatti veri. Tuttavia si rifiuta di collaborare. Gli Orlandi iniziano a registrare le chiamate. Un certo Mario, con accento romano, chiama per scagionare, a suo dire, un suo amico che lavora con Avon. Le due chiamate, secondo Pietro Orlandi, potrebbero essere i primi passi di un "Grande depistaggio" sulla scomparsa di Emanuela. 

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