i giochi dell’oca

Parigi 2024 e il Macron crac: i giochi dell’oca, flop olimpico senza precedenti

Christian Campigli

Sarebbero dovuti essere i Giochi della beatificazione di un presidente tanto borioso quanto lontano dalla realtà del proprio Paese: Emmanuel Macron. Si sono rivelate le Follimpiadi peggiori della storia, accompagnate da critiche feroci, prese di posizione, anche a sfondo religioso, ed atleti profondamente insoddisfatti di arbitraggi vergognosi e di un'organizzazione davvero ai minimi termini. Le Olimpiadi di Parigi sono, almeno fino a questo momento, un autentico boomerang per Macron e il suo smodato desiderio di sbattere in faccia al mondo la (ipotetica) grandeur francese. Gli esempi di clamorosi flop e gaffe fantozziane sono davvero interminabili. Proviamo a fare un breve sunto. Impossibile non iniziare dalla cerimonia di apertura. La versione Drag Queen dell'Ultima Cena, l'opera immortale di Leonardo Da Vinci, ha letteralmente nauseato l'universo cattolico. Interminabili le proteste, ad iniziare da quelle politiche (Matteo Salvini in primis), senza sottovalutare i mille commenti, anche sui social, di comuni persone, che si chiedevano perché lo stesso sarcasmo non era mai stato usato nei confronti dell'Islam. Una manifestazione che ha scatenato un acceso botta e risposta tra la Conferenza Episcopale Francese e il Primo Ministro transalpino. I religiosi hanno deplorato le «scene di derisione e di scherno del cristianesimo. Pensiamo a tutti i cristiani di tutti i continenti che sono stati feriti dall’eccesso e dalla provocazione di certe scene». Orgoglio e convinzione di vivere nel Paese «più bello del mondo» sono stati al contrario espressi da Gabriel Attal. «La libertà guida il popolo». Dopo i primi giorni di silenzio, è intervenuto anche il Vaticano. La Santa Sede «non può che unirsi alle voci che si sono levate negli ultimi giorni che deplorano l'offesa fatta a tanti cristiani e credenti di altre religioni. In un evento prestigioso dove il mondo intero si riunisce attorno a valori comuni non si dovrebbero trovare allusioni che ridicolizzino le convinzioni religiose di molti persone. La libertà di espressione, che, ovviamente, non viene messa in discussione, trova il suo limite nel rispetto per gli altri». Già così, queste Olimpiadi sarebbero state una clamorosa figuraccia. In realtà la kermesse woke era solo la dimostrazione che il buongiorno, anche a Parigi, si vede sempre dal mattino.

 

 

E così il mondo ha scoperto che esistono atleti intersex. Nate donna, ma con un profilo cromosomico, un livello di testosterone, di densità muscolare ed ossea più vicina a quella di un uomo. Angela Carini, dopo quarantasei secondi, ha deciso di interrompere il match-farsa contro la pugile iper-androgina algerina Imane Khelif. Poi, dopo che i giudici hanno validato la sua scelta con il verdetto ufficiale, l'azzurra si è inginocchiata sul ring e ha pianto. «Mi sono fatta davvero malissimo, ho deciso senza pensarci due volte. Ho pensato alla mia famiglia. I miei non meritavamo di vedere certe cose. Io sono salita sul ring per mio padre, la scorsa Olimpiade mio padre era in fin di vita, questa era la mia Olimpiade e volevo percorrere l’ultimo chilometro – ha aggiunto la campionessa italiana –. Se mi sono fermata l’ho fatto solo per la mia famiglia». Una vicenda sulla quale sono intervenuti davvero in tanti. Da una parte la sinistra nostrana, che ha cercato di difendere una decisione, quella del Comitato Olimpico, che va contro l'evidenza scientifica e il più banale buon senso. Tra i conservatori va segnalato anche Donald Trump, che ha parlato dell'incontro della nostra atleta nel corso di un suo comizio ad Atlanta. «Un campionessa italiana si è scontrata sul ring con una persona che ha fatto la transizione, un bravo pugile uomo. L'ha colpita due volte così forte che non sapeva cosa stesse succedendo», ha detto l'ex presidente riferendosi a Imane Khelif. «Con me gli uomini non parteciperanno agli sport femminili. Quello che sta succedendo alle Olimpiadi di Parigi accadrà anche qui con Kamala Harris», ha sottolineato Trump ricordando come, quando con lui alla presidenza, gli Stati Uniti si sono aggiudicati i mondiali di calcio del 2026 e le olimpiadi a Los Angeles del 2028.

 

 

E che dire di Thomas Ceccon, che si è addormentato in un parco. Il nuotatore italiano si è lamentato più volte del caldo degli alloggi del villaggio olimpico, dove non c'è l'aria condizionata. Nemmeno fosse il più scalcinato degli ostelli. Anche Gregorio Paltrinieri, dopo essersi qualificato per la finale dei 1500 stile libero, ha raccontato di aver dormito poco a causa dell'assenza di aria condizionata nelle stanze definendo il villaggio «il peggiore mai vissuto» e che gli «atleti non sono tutelati». Senza dimenticare i surreali letti di cartone (al centro di numerosi sfottò social) e un villaggio olimpico troppo distante dagli stadi. Anche a livello di alimentazione, i Giochi di Parigi hanno fatto semplicemente ridere. Miniporzioni, del tutto inadatte a sportivi di così alto livello: tre miseri ravioli di carne a pasto che non avrebbero sfamato nemmeno un novantenne. Un'organizzazione pessima, che si è rivelata in tutta la sua mediocrità nella gara del lancio del peso. Una contesa rovinata dalla pioggia e dal fatto che nessuno, tra gli organizzatori, ha ben pensato di cercare di limitare i danni dell'acqua ed asciugare la pedana. Una dimenticanza costata la medaglia al favorito Leonardo Fabbri. Ma la fotografia che rappresenta meglio di ogni altra queste Olimpiadi è senza dubbio quella che ha ritratto Tyler Mislawchuk, il triatleta che, al termine delle prove nella Senna, si è subito buttato a terra e ha iniziato a vomitare copiosamente. Ieri è stata ricoverata per escherichia coli la triatleta belga Claire Michel, dopo aver nuotato nel fiume parigino. Palesemente inquinato. In questo scenario, fa ancora più rabbia la scelta dell'allora sindaco di Roma, Virginia Raggi. Che disse no ai Giochi nella capitale italiana. «Sarebbe da irresponsabili. Diciamo no alle Olimpiadi del mattone», sentenziò la grillina nel 2016. Parole che, otto anni dopo, fanno ancora più male.