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Olimpiadi, brava Angela Carini: il tuo no è un punto d'onore

Gianluigi Paragone
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Angela Carini si è dimostrata ancora una volta una grande atleta e una professionista seria, corretta. E questo basta per mettere tutti a tacere una volta per sempre, soprattutto coloro che in queste ore stavano facendo congetture pessime quasi a volerla screditare come atleta, come militare e come donna. Angela Carini ha rifiutato il premio che la Iba (International Boxing Association) l’ente che gestisce il pugilato dilettantistico, voleva assegnarle dopo il match con l’algerina Imane Khelif con una motivazione assai opinabile. Per decisione del presidente Umar Kremlev, la Iba aveva deciso di assegnare il suo premio alla pugile italiana «come se fosse diventata campionessa olimpica». Si trattava di un bel gruzzoletto di soldi che Angela, per decisione personale, rifiuterà.

Una scelta che speravamo prendesse perché i premi si conquistano sul campo e, sul ring di Parigi, la Carini non ha vinto. Che è diverso da «ha perso», che pure è stato il verdetto di quell’incontro che ha diviso non solo l’ambiente olimpico, ma anche quello politico. La Carini si era ritirata dopo un colpo purtroppo ben assestato carico, a nostro giudizio, di un surplus di potenza muscolare.

 

Onestamente non abbiamo capito la decisione della Iba o forse l’abbiamo capita fin troppo bene e immerge la boxe ancor più nei fondali di un abisso che pare senza fine. Chi segue e ama il pugilato sa che il mondo del ring oggi più che mai è sconvolto da scandali di ogni tipo e certamente queste divisioni di regolamenti tra federazioni appesantiscono. Cio e Iba stanno combattendo un loro match, come purtroppo altri scontri si registrano nel pianeta boxe. Il presidente Iba Kremlev sarebbe un putiniano aiutato dal colosso Gazprom? Se la mettiamo su questo terreno, ci sarebbe molto da discutere sulla moralità di certe grandi organizzazioni; qui mi basta dire che Gazprom ha alimentato la Uefa con una montagna di sponsorizzazioni. Quindi meglio non aprire certi faldoni...

Ho scritto e detto che il pugilato è uno sport che “discrimina” per sua stessa natura, nel senso che oltre ai medaglieri per sesso attribuisce cinture su diverse categorie di peso. Il dibattito attorno al match non è scaturito per volere politico né è stato usato dalla nostra atleta per chissà qualche opportunismo; il dibattito è nato perché i due soggetti- Cio e Iba- hanno due idee diverse sugli aspetti medico-sportivi circa chi deve salire sul ring. Io penso che la questione dell’eccesso di ormoni maschili della Khelif sia una delle valutazioni legate alla prevenzione di incidenti, anche gravi, che hanno caratterizzato alcuni incontri.

 

Ho altresì scritto che la forza muscolare nel pugilato (come in tutti gli sport di combattimento) è solo una delle variabili: la tecnica - per me - vale anche di più. Siccome qualcuno nelle ultime ore ha avuto delle perplessità sull’atteggiamento della Carini nel senso che avrebbe dovuto rimanere di più sul ring, la scelta di non accettare il singolare premio della Iba diventa Cassazione e mette tutti a tacere. Brava Angela, il tuo no è un punto d’onore.

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