Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Olimpiadi, Angela Carini spacca la boxe: è scontro sul premio

Pietro De Leo
  • a
  • a
  • a

Ogni Olimpiade ha una disciplina e un volto che segna l’edizione. E se, per citare edizioni relativamente recenti, Barcellona ’92 ebbe la magia del Dream Team del basket americano, Pechino 2008 la saettata di Usain Bolt, per Parigi 2024 possiamo già assegnare la medaglia d’oro dell’attenzione pubblica per il pugilato femminile, e tutte le polemiche nate attorno alla scelta (discutibile), di far gareggiare l’atleta algerina «intersex» Imane Khelif. Attorno cui si è ri-accesa la polemica tra Cio e quell’Iba (International Boxing Association), che ai mondiali del 2023 aveva squalificato l’algerina (così come l’altra intersex presente a Parigi, la taiwanese Lin Yu Ting). Ieri, peraltro, lo scontro tra i due enti ha raggiunto lo zenith quando l’Iba ha annunciato che avrebbe voluto assegnare all’italiana Angela Carini, ritirata dopo una manciata di secondi dall’incontro con Khelif lamentando forti dolori al naso dopo i primi pugni ricevuti, il premio in denaro che di norma viene riconosciuto per la medaglia d’oro.

 

Si tratta di 100mila dollari netti, di cui 50mila per l’atleta, 25 per l’allenatore e i restanti per la Federazione pugilistica italiana, che però di recente si è staccata dall’ente per aderire ad un altro, il World Boxing. Umar Kremlev, presidente dell’Iba, sull’atleta italiana ha detto: «Non riuscivo a guardarla mentre piangeva e non posso rimanere indifferente a una situazione del genere. Non capisco perché uccidano il pugilato femminile. Per mantenere le condizioni di sicurezza, dovrebbero competere solo le atlete eleggibili». La Federazione italiana, però, ha affermato subito che nessun premio in denaro sarebbe stato accettato. Sulla questione è entrato anche il portavoce del Cio, Mark Adams, incontrando i giornalisti nel briefing quotidiano. Quell’intenzione, attacca, «la dice lunga sulla credibilità dei responsabili dell’Iba». Perciò «non vogliamo dare loro alcuna attenzione». Il Presidente del Comitato internazionale, Thomas Bach, ha dichiarato sulla vicenda durante la conferenza stampa di metà olimpiade.

Riferendosi a Khelif e a Yu-Ting ha detto: «Abbiamo due atlete che sono nate come donne, sono cresciute come donne, che per molti anni hanno partecipato alle competizioni come donne. Se ci mostreranno qualche prova scientifica la prenderemo in considerazione, ma non parteciperemo a dibattiti politici». Ieri, intanto, Khelif ha battuto ai punti l’ungherese Anna Luca Hamori, accedendo alle semifinali. Siccome nel pugilato non si disputa la «finalina» per il bronzo, l’algerina è praticamente già medagliata. «È una questione di dignità e onore per ogni donna», ha detto l’atleta.

 

Sull’angolo ungherese (la federazione di quel Paese l’altroieri aveva presentato reclamo per la presenza di Khelif ai giochi), il componente del Cio Balazs Furjes, sollecitato dai giornalisti ha detto: «Noi e l'atleta non abbiamo mai preso in considerazione l'ipotesi di non combattere». Però potrebbe aprirsi un contenzioso sulle parole di Hamori, che alla vigilia del match ha rilasciato un video sui social in cui parlava della sua avversaria: «Un anno fa è stato rivelato che è biologicamente un ragazzo», e ancora «devo boxare con un ragazzo, forse questo mi impedirà di vincere una medaglia». Denunciando, quindi, l’evidente squilibrio fisico. Ora, la federazione algerina ha annunciato che ricorrerà alle carte bollate contro la sportiva ungherese, «per le sue dichiarazioni offensive contro la sua avversaria».

Dai blog