il parere
Khelif contro Carini, l'esperto De Vita: "Per il test genetico è un uomo"
«Alcuni giornali dicono che la destra attacca Khelif. Chiunque porti questa vicenda sul piano politico mette in evidenza solo la pochezza del proprio pensiero». Roy De Vita, medico chirurgo di fama continentale, entra nella polemica sportiva trasformatasi in una querelle politica. Sta facendo molto discutere la decisione di consentire all'atleta algerina, Imane Khelif, di combattere contro Angela Carini.
Ci può spiegare perché, a livello scientifico, si tratta di un assurdo?
«Il riferimento - errato- a cui si guarda è il livello di testosterone. È così aleatorio che se lei si prende la briga di leggere i regolamenti delle varie federazioni mondiali troverà una soglia di ammissibilità diversa da disciplina sportiva a disciplina sportiva. Il testosterone non azzera il vantaggio dell’atleta transgender perché la struttura ossea e muscolare non viene impattata, se non in misura lievissima, dall’abbassamento del livello di testosterone. Questa tesi è ampiamente acclarata dalla scienza e supportata da numerosissime pubblicazioni scientifiche».
Lei ha posto l’attenzione anche sui rischi che corre la nostra atleta azzurra. Perché gli organismi sportivi non intervengono?
«È una bella domanda. Ipotizzo che la codardia sia il motivo della mancanza di presa di posizione. Chi dovrebbe porre il problema ha paura che nel farlo possa mettere in pericolo il proprio ruolo dirigenziale andando contro il pensiero dominante».
In un incontro di Mma (arti marziali miste) siamo andati ad un passo dalla tragedia. Non si interviene per paura di essere additati come fascisti retrogradi?
«Esattamente. Trans-fobici per la precisione e in Italia anche fascisti. All’estero giustamente riderebbero di fronte a un’accusa del genere».
Dodici mesi, ai mondiali, Imane Khelif, è stata esclusa. Cosa può cambiare in un anno, a livello di forza, resistenza e struttura ossea-muscolare?
«Non può cambiare assolutamente nulla. Il problema è che ai mondiali la decisione è stata presa dall’Organizzazione Internazionale della box (IBA) che ha fatto un test genetico da cui l’atleta è risultato essere un uomo. Alle Olimpiadi il Comitato Olimpico -con maglie più che larghe direi ampiamente rotte- ha ammesso l’atleta in gara».
La politica si divide a metà anche su questione scientifiche piuttosto evidenti. Non sarebbe il caso di ascoltare di più medici ed esperti?
«Di politico qui non c'è nulla. Qui manca il rispetto per tutte le atlete che si sono preparate per anni, con enormi sacrifici a questo appuntamento e vedono distrutti i loro sogni e le loro aspirazioni da un’ingiustizia mastodontica».
Perché le femministe non hanno proferito parola su questo incontro di pugilato?
«Anche questo non è incomprensibile. Le donne che rimangono in silenzio dovrebbero vergognarsi. Girarsi dall’altra parte e non guardare non ti assolve ma ti rende connivente».