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Il Fentanyl "non deve uscire dagli ospedali": il piano italiano per contro la droga degli zombie

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Intervista al capo Dipartimento delle Politiche antidroga, Paolo Molinari

Giuseppe China
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«Negli Stati Uniti l’emergenza Fentanyl è nata perché questo farmaco è stato usato con troppa disinvoltura negli ospedali, comportando una rapida assuefazione nei pazienti. La domanda di questo oppioide sintetico, con una potenza superiore tra le 50 e le 100 volte rispetto alla morfina, è cresciuta a dismisura con le conseguenze devastanti in termini di vite umane: infatti sono circa 73.000 i morti annuali a causa degli oppioidi sintetici. Fatta questa premessa mi faccia aggiungere – afferma in un’intervista a Il Tempo il capo Dipartimento delle Politiche antidroga, Paolo Molinari – che in Italia non esiste l’emergenza Fentanyl. Però alla luce dello scenario americano e non solo, nello scorso mese di marzo abbiamo varato un piano nazionale contro questa sostanza».

Quali sono le linee guida del programma?
«La parola chiave è prevenzione. Per metterla in campo è necessario che tutti gli operatori del settore si coordinino tra loro. E ciò può avvenire solo attraverso la sensibilizzazione al tema, come per esempio è avvenuto per alcune figure professionali. Penso ai dipendenti dell’Agenzia dei monopoli e delle dogane che si occupano del controllo merci che provengono dall’estero; alle forze dell’ordine impegnate ogni giorno nel contrasto alle sostanze stupefacenti e agli operatori sanitari».

 

 

Uno tra i rischi maggiori è che il Fentanyl esca dagli ospedali.
«Proprio per questo è stato predisposto un aumento dei controlli all’interno delle strutture ospedaliere e delle farmacie. Dunque il monitoraggio su eventuali furti e sottrazioni è stringente in modo che possa essere evitata la sua diffusione da uno scopo diverso rispetto a quello sanitario».  

 

 

Facciamo un passo indietro e torniamo alla pericolosità di tale sostanza. Esiste un antidoto che blocchi i suoi effetti?
«Esiste e si chiama Naloxone. A questo proposito è fondamentale che gli operatori pianifichino nei tempi dovuti l’approvvigionamento. L’antidoto è senza dubbio una risorsa essenziale, però è ancora più importante ricordare, soprattutto ai giovani e alle loro famiglie, che una dose di due-tre milligrammi di Fentanyl è letale. In quest’ottica abbiamo lanciato la campagna di prevenzione, formata da spot, anzi pillole, intitolata “Fermati. Pensaci un minuto”».

Ci sono differenze nelle modalità di circolazione e acquisto di questa sostanza stupefacente rispetto a eroina e cocaina?
«Nella maggior parte dei casi alle organizzazioni criminali per trasportare queste ultime due occorrono imbarcazioni di grosse dimensioni, al contrario del Fenatnyl che può essere occultato molto più facilmente. Senza dimenticare che spesso per la sua distribuzione vengono utilizzati deep e dark web. In concreto la criminalità organizzata gestisce una triangolazione: dalla Cina, che è uno tra i principali produttori di farmaci mondiali, le sostanze giungono in Messico dove le fabbriche clandestine creano il prodotto finale utilizzato per inondare il mercato statunitense».   

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