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Pomeriggio 5, il padre di Turetta: "Non si può più dire a un figlio di restare in vita"

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Il padre di Filippo Turetta, l'assassino reo confesso di Giulia Cecchettin, è tornato sulle parole dette al figlio in carcere rilasciando dichiarazioni ai microfoni di Pomeriggio Cinque, la trasmissione condotta da Simona Branchetti. "Non avrei mai pensato di dovermi scusare per aver voluto che mio figlio restasse in vita. Questo lo voglio dire chiaramente. Viviamo in un mondo che non è più il mio. Io pensavo che fosse una cosa normalissima. Siamo arrivati a un punto in cui il padre non può più dire al figlio di restare in vita, di tenere duro e di farsi forza", ha confessato Nicola in esclusiva nel corso dell'ultima puntata del programma. Frasi, queste, con cui il signor Turetta ha provato a scusarsi e a spiegare il motivo di quelle esternazioni in carcere. 

 

 

"Non riesco a capire perché siamo arrivati a questa cosa", ha continuato il padre del 22enne che ha confessato di aver ucciso Giulia Cecchettin, la ragazza prima scomparsa e poi ritrovata senza vita in un bosco. Tornando al figlio e allo scambio avuto con lui nella struttura penitenziaria, Nicola Turetta ha spiegato: "Filippo era un figlio sconvolto. Io credo che sia giusto avere un po' di rispetto per noi genitori". "Siamo sempre i genitori di un assassino" - ha ribadito - "lui farà gli anni che si merita. Persone intelligenti capiscono benissimo che non sono certo cose che può dire un papà, un genitore", ha aggiunto. 

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