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Turetta, le parole choc del padre. L'analisi: "Condanniamo e giustifichiamo"

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È il 3 dicembre, i genitori vanno a incontrare il figlio Filippo Turetta, autore del delitto di Giulia Cecchettin, in carcere a Verona per la prima volta. Nei giorni precedenti avevano saputo che Filippo aveva ucciso Giulia, che aveva nascosto il corpo in un dirupo e che era stato arrestato in Germania dopo una lunga fuga. "Eh va beh, hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza...Quello è! Non sei un terrorista, voglio dire... Devi farti forza. Non sei l’unico... Ci sono stati parecchi altri... Però ti devi laureare", dice il padre di Turetta. Frasi, riportate sulla stampa e pubblicate dal tabloid "Giallo" con la foto che ritrae l’incontro nella sala colloqui del carcere Montorio. Parole che hanno suscitato l'indignazione dell'opinione pubblica e che oggi, su Il Messaggero, sono state commentate da Stefano Ciccone, uno dei fondatori dell'associazione Maschile Plurale, che si occupa di promuovere una cultura che superi il patriarcato e una società libera dal sessismo. 

 

 

"Innanzitutto si tratta di una conversazione privata e vorrei sentirla per intero prima di giudicare. Basandomi su quello che è uscito, è sicuramente il tipico atteggiamento che abbiamo un po' tutti: condanniamo i fatti di cronaca, ma siamo sempre pronti a giustificarli quando si tratta di un nostro familiare. Questa è una modalità tipica della nostra cultura, essere oltranzisti nel giudizio generico ma poi avere questo 'familismo amorale' per giustificare il singolo", ha dichiarato Ciccone. Come dovrebbe comportarsi, allora, un padre in una situazione delicata come questa? "Io penso che non abbiamo bisogno né dell'autorità paterna né di una giustificazione che copre le responsabilità: servono padri che riconoscano di essere dentro alla cultura della violenza", ha continuato. 

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