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Filippo Turetta, la frase dei genitori in carcere: "Non sei stato tu, non potevi controllarti"

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Fanno discutere le parole filtrate dal primo colloquio in carcere tra il detenuto Filippo Turetta e i suoi genitori. Il padre e la madre del ragazzo veneto a processo per l'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin cercano di dare sostegno al figlio e spingerlo a guardare al futuro nonostante una condanna pressoché sicura. A riportarle è il settimanale Giallo che pubblica anche la foto dell’incontro nella sala colloqui del carcere di Verona Montorio. Le frasi sono state intercettate dalle microspie degli investigatori e sono state depositate agli atti del procedimento contro lo studente veneto.

 

Ma cosa dicono Nicola Turetta ed Elisabetta Martini al figlio? L'incontro avviene il 3 dicembre, è la prima volta che si vedono dopo l'allontanamento con Giulia, il delitto atroce della ragazza e la fuga terminata in Germania. "Eh va beh, hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza... - dice il padre - Quello è! Non sei un terrorista, voglio dire... Devi farti forza. Non sei l’unico... Ci sono stati parecchi altri... Però ti devi laureare".

E ancora: "Ci sono altri 200 femminicidi! Poi avrai i permessi per uscire, per andare al lavoro, la libertà condizionale. Non sei stato te, non ti devi dare colpe perché tu non potevi controllarti", è uno dei passaggi del colloquio. Nell'incontro Turetta spiega che i magistrati con lui sono "meglio di quello che mi aspettavo" ma teme di essere abbandonato dal suo avvocato Giovanni Caruso perché non riesce a "riferirgli tutto". A quel punto i genitori gli consigliano di dire tutto al suo avvocato. 

 

Il Corriere della sera riporta i commenti di conoscenti di Nicola Turetta. "Ha cercato di salvare il figlio, perché non si disperasse troppo, per evitare che potesse compiere un gesto inconsulto". In quei giorni si parlava della possibilità di atti autolesionisti in carcere di Turetta. Il ragazzo, ta le altre cose, avrebbe chiesto al padre se è stato licenziato per colpa sua.

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